Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Da domani mi alzo tardi: non solo la storia di Massimo Troisi e Anna Pavignano

Autore: Marina Bisogno
Testata: Medium
Data: 6 settembre 2020
URL: https://medium.com/@acolpidipenna/da-domani-mi-alzo-tardi-storia-di-massimo-troisi-e-anna-pavignano-ea9e5209b377

Da domani mi alzo tardi di Anna Pavignano, edizioni E/o era fuori catalogo. Adesso il libro è di nuovo nelle librerie, a disposizione dei lettori. Volevo leggere questo libro da tempo e quando ho saputo della ristampa mi sono fiondata in libreria. La mia curiosità era legata all’esperienza di sceneggiatrice della Pavignano (ha scritto con Massimo Troisi, tra gli altri film, Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Pensavo fosse amore e invece era un calesse, Il postino) e alla sua relazione con l’attore. La sinergia creativa e amorosa tra la Pavignano e Troisi ha generato i film che abbiamo amato. A spingermi verso il libro è stato un portato emotivo non indifferente, lo ammetto. I film citati sono tasselli del lessico della mia famiglia, colmo di citazioni e visioni troisiane. Sono cresciuta con un senso di affidamento e di fiducia verso lo sguardo dell’attore, sceneggiatore e regista di San Giorgio a Cremano che creava immagini piene di realtà ed esagerazione, che ribaltava il punto di vista su paure collettive, luoghi comuni, folklore e storia. Che ha ammantato di ironia e bellezza il quotidiano, raccontandoci l’amore, la famiglia, l’Italia, la giovinezza e ovviamente il Sud, come nessuno. L’affiatamento tra Anna Pavignano e Massimo Troisi è andato oltre la capacità di tenersi, di stare insieme come coppia e questo è un altro aspetto che alimentava la mia curiosità verso il libro. L’unione tra di loro è stata totale e questo ha permesso alla Pavignano di avere su Troisi un punto d’osservazione esclusivo. Le mie aspettative (erano tante, si è capito) non sono state deluse. Da domani mi alzo tardi non è un memoir. L’escamotage narrativo che ne è alla base facilita la contaminazione tra scene di finzione e ricordi, che non sono mai solo questo. Le scelte stilistiche rendono il libro un omaggio più che un giardino della rimembranza. Le pagine non sono attraversate da nostalgia, rimpianti o stravaganze dell’ego. C’è una struttura narrativa e in questo confine si srotola la trama che poi è la storia di Anna e Massimo. Il libro si apre con il ritorno di Massimo Troisi che si fa vivo dopo anni di silenzio. Sta bene, ha solo tagliato la corda, ritirandosi dalle scene e dai riflettori. Anna lo rincontra, lo convince a scrivere un altro film e così prende il via un intreccio fantasioso che si congiunge alla realtà (i tempi di No stop, l’incontro con Massimo, il suo temperamento, gli amori, la passione per le donne e tanto altro). La Pavignano non accampa esclusive, scrive mantenendo una distanza di sicurezza dagli eventi, un rigore che le consentono di tenere a bada l’emotività e di non offuscare con le sue percezioni la figura di Troisi. Bisogna volere davvero bene ad una persona per riuscire a raccontarla come Anna Pavignano fa con Massimo Troisi. Ma non c’è solo questo nel libro. C’è anche la parabola di un sentimento intenso, discontinuo, inflessibile. Un sentimento che ha travolto due persone definendone i percorsi. Cosa sarebbe successo se Anna e Massimo non si fossero incontrati sul set di No stop? Forse non avremmo avuto un film pungente ed esilarante come Ricomincio da tre. L’amante, l’amica, la collega, la madre, la confidente: nel testo si profilano anche i volti che una sola donna può assumere in una relazione. I volti di una donna innamorata di un attore, innamorato a sua volta, ma per niente incline alla fedeltà. In questo sta l’universalità di certi passaggi che si slacciano dall’esperienza biografica dell’autrice e diventano una dimensione emotiva nella quale anche il lettore si riconosce. Se ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, chi legge rincontra i suoi e li guarda in faccia. Ciò fa della Pavignano una scrittrice e di questo libro molto più di un pretesto per riavvolgere il nastro della memoria. I dialoghi sono la specialità dell’autrice, capace di similitudini folgoranti, di chiarezza e profondità in ogni frase. Anche se non espressi, non mancano elementi di costume, stralci della società italiana degli anni Settanta, soprattutto, e Ottanta. Anna e Massimo sono ragazzi quando l’Italia si confronta con il femminismo, l’emancipazione, l’emigrazione operaia, la questione meridionale. È in questo contesto che Massimo diventa un artista e conosce Anna, ragazza all'avanguardia, che studia e lavora, coltivando il talento della scrittura. Si innamorano, si attraversano, si lasciano. Il lavoro insieme sopravvive. Tra le cose che restano (soprattutto lavoro creativo), anche questo tentativo di sovvertire gli eventi e di riportare in vita Troisi. Una magia che si compie scrivendo, e scrivendo l’autrice raggiunge il suo obiettivo: parlare con Massimo l’ultima volta, dialogarci, litigarci, fare del passato un altro presente, parallelo e possibile.