Alla fine di un giorno noioso di Massimo Carlotto
Testata: Wuz.it
Data: 23 maggio 2011
Quando, nel 2001, Massimo Carlotto diede alle stampe il suo romanzo più famoso Arrivederci amore, ciao i lettori già conoscevano questo scrittore e avevano capito che lui non avrebbe fatto sconti. L'Alligatore, il suo primo personaggio-detective, si era presentato subito in questo modo. E lui aveva esordito raccontando la sua terribile storia personale ne Il fuggiasco. Non era pensabile che altri protagonisti sarebbero stati meno diretti, crudi, violentemente sinceri.
Protagonista di Arrivederci amore ciao è un ex terrorista da tempo in esilio in Centroamerica che decide di rientrare in Italia (dove pende sulla sua testa una condanna all'ergastolo per l'omicidio di un metronotte, ucciso da una bomba piazzata davanti alla sede milanese dell'Associazione Industriali), pronto ad affrontare l'arresto e l'imputazione, certo di avere le spalle coperte dalla sua organizzazione internazionale.
Dopo un periodo di carcerazione e un nuovo processo, il protagonista viene assolto grazie a un altro ergastolano che si accolla, innocente, la responsabilità del vecchio delitto.
Cinico, ormai indifferente alla politica e lontano dai motivi ideologici che lo avevano spinto prima alla lotta poi alla clandestinità e all'esilio, quest'uomo quasi quarantenne sceglie una nuova strada per la sua esistenza. Accetta di occuparsi dei rapporti tra clienti e ballerine in un locale di lap dance della provincia di Treviso, intenzionato in realtà a fare del crimine la sua maggiore attività.
Traditore e violento, sfruttatore e misogino, ha un unico scopo nella vita: diventare "ricco e vincente", a qualunque costo.
Il suo passato da terrorista gli costerà carissimo, perché quando la polizia rinverrà il cadavere di Roberta, la sua fidanzata, sarà lui ad essere ancora una volta incriminato.
Nel sequel di quel fortunato romanzo, Carlotto torna nei panni di Giorgio Pellegrini.
Lo avevamo lasciato mano nella mano con Martina, la donna in grado di riportarlo alla vita tranquilla dopo la morte di Roberta, e scampato al carcere grazie all’intercessione dell’avvocato Sante Brianese.
Lo ritroviamo sposato e sempre legatissimo a Martina, proprietario di un locale in una qualsiasi città veneta, la Nena, che si rivela subito una copertura comoda per attività illecite. È opera dell’avvocato Brianese, divenuto nel frattempo onorevole, sia l’attività di scouting di Pellegrini nei confronti di giovani escort straniere, sia il suo ruolo di raccordo tra i “benefits” dei corruttori e la soddisfazione dei bisogni dei corrotti, che si incontrano alla Nena per incrociare le loro domande e offerte.
Torniamo quindi a immergerci nel Nordest, l'humus in cui Carlotto ama far crescere le sue storie, dove capitani d’industria in crisi scelgono di delocalizzare le attività in Romania ed ex operai diventati piccoli imprenditori cercano di rimanere a galla con ogni mezzo.
Naturalmente a reperire il capitale ci pensano le cosche italiane e straniere, che hanno sempre bisogno di ripulire denaro sporco, ma ripulire investendo in attività produttive ha un costo (circa il 30%), che gli appalti pubblici non hanno.
È a questo punto che fa il suo ingresso il vero grande protagonista di questo romanzo, quello che Carlotto chiama “il crimine creativo”: la politica.
Attraverso la corruzione la malavita si impossessa del territorio e attraverso le escort la corruzione diventa una prassi sociale.
Si tratta in fondo di uno scambio come un altro: una volta c’era solo la tangente, adesso la tangente è resa più convincente grazie a giovani e belle prostitute. Nulla di strano, lo fanno tutti, e poco importa se ancora una volta la vita di Giorgio Pellegrini precipiterà nel baratro.
Un noir puro, senza sbavature, un affondo alla parte oscura della società veneta, ma allo stesso tempo l’autopsia di un mondo criminale che sta subendo una vera e propria mutazione antropologica. E alla fine della lettura, con un certo sgomento, ci si chiede ancora una volta se esista davvero un confine tra fiction e realtà.