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Biblioteca solo tu ci salverai

Autore: Paolo di Paolo
Testata: La Repubblica - Robinson
Data: 14 novembre 2020

Quando le cose cominciano ad andare male, c'è il rischio che finiscano per andare malissimo. Nora Seed non è in gran forma, si sente molto sola («e per quanto avesse studiato la filosofia esistenzialista abbastanza a fondo» per ritenere che la solitudine sia fondamentale nella condizione umana, non le dispiacerebbe che fosse meno pesante). Un ragazzone accaldato con cui una volta ha preso un caffè le dà l'infausta notizia della morte del suo gatto Voltaire, un soriano dal pelo rossiccio. Quando Nora se lo trova davanti, immobile sul giaciglio della strada, nella disperazione della sua morte prova un sentimento inatteso: invidia. Si è convinta che solo sparire, morire, potrebbe risolvere il suo malessere, la sua «malattia dell'anima». Sul «nastro trasportatore di disperazione» che è la città in cui vive, Nora sente che esistere significa soffrire. E di non essere in grado di «camminare con fiducia nella direzione dei suoi sogni», come invita a fare il suo filosofo preferito, Thoreau.

Matt Haig costruisce i primi capitoli di La biblioteca di mezzanotte (traduzione di Paola Novarese) come un conto alla rovescia. Scorrono le ore, e sono quelle che mancano al momento in cui Nora ha deciso di togliersi la vita. Quando ne restano due, stappa una bottiglia di vino. «Vecchi manuali di filosofia la osservavano con disprezzo, suppellettili fantasma degli anni di università, quando la vita era ancora aperta a tutte le possibilità. Una pianta di yucca e tre minuscoli tozzi vasetti di cactus. Pensò che essere una forma di vita non senziente, immobile tutto il giorno in un vaso, fosse probabilmente un'esistenza molto più facile della sua». Haig scrive con una levità tra malinconica e ironica, riesce a non incupire la pagina, a dare alla sua «visione» romanzesca lo sfumato di qualcosa che è visto come nella bolla di una lacrima. Una foschia, direttamente evocata quando si avvicina l'ora X, la mezzanotte in cui Nora intende dire addio al mondo, lasciando un biglietto che dice «siate gentili gli uni con gli altri».

E proprio qui, dalla foschia che cancella i contorni delle cose, affiora la biblioteca che dà il titolo al romanzo, un altrove magico, una cattedrale dei libri, uno spazio da fantasy addomesticato. Stipatissimo di volumi di colore verde: verde palustre, verde chiaro e vivace, verde smeraldo, verde prato. Il simbolismo cromatico è intuibile. Nel dialogo con la bibliotecaria, Mrs Elm, Nora mette a fuoco la sua posizione dantesca – a metà fra la vita e la morte. Ma la posta in gioco non è un dopo, è un prima. Una somma di rimpianti per cose non fatte: «Non sono diventata una nuotatrice olimpica. Non sono diventata una glaciologa. Non sono diventata la moglie di Dan. Non sono diventata madre...». Tutti questi “non” vengono rimessi in gioco nel mondo di mezzo in cui Nora sosta. Potendo pescare dagli scaffali della biblioteca quei volumi verdi, che rappresentano ciascuno una vita non vissuta. Una vita potenziale.

Così Haig ha l'occasione di cucire in un solo romanzo diversi romanzi, i romanzi delle vite non vissute da Nora. L'intramontabile impianto metaforico delle sliding doors viene qui rimodellato – e serve allo scrittore inglese per indagare la natura dei nostri atti mancati, per chiedersi cosa rivela di noi ciò che non facciamo, ciò che non diciamo, ogni strada che non abbiamo il coraggio di prendere. Il fatto è che da un lato, come Nora, possiamo consultare “il libro dei rimpianti”, non abbiamo tuttavia l'occasione di emendarlo. Il lungo allenamento alla rinuncia ha reso Nora insicura e dolente; la passione per la filosofia (il romanzo è fitto di rimandi, dal già citato Thoreau a Camus) non si è tradotta fino in fondo in prassi quotidiana. È ancora in tempo? Per tornare a suonare in una band, per sposare l'uomo che non ha sposato, per trasferirsi in Australia, per riprendere a nuotare seriamente...

Se – come dice Haig in una pagina di questo romanzo – l'unica cosa che ci pone dei limiti è la nostra immaginazione, forse sì. Non a caso, tutto il potenziale biografico, tutte le vite possibili stanno al sicuro in una biblioteca.