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La caduta del sole di ferro – Midfight in Paris

Autore: Andrea Ravasio
Testata: Banda di cefali
Data: 12 gennaio 2021
URL: https://www.bandadicefali.it/2021/01/12/la-caduta-del-sole-di-ferro-midfight-in-paris/

C’era una volta il fantasy per ragazzi. Harry Potter, certo, ma anche Percy Jackson, Artemis Fowl, il Mondo Emerso di Licia Troisi, per citarne alcuni. Tutti accomunati dall’essere, alla base, romanzi di formazione, dove i protagonisti, poco più che bambini, sono costretti a crescere per far fronte a una nuova realtà che travolge la loro abituale esistenza. Poi i ragazzi sono cresciuti: in gergo, sono diventati young adults (perché “adolescenti” pareva brutto) e con loro sono cresciute le storie. Il fantasy si è fatto fantascientifico, catastrofico, cupo. I bambini sono diventati adolescenti già belli che cresciuti a forza di lottare per la sopravvivenza. Mi riferisco alle saghe di Hunger Games, Divergent, Maze Runner… lo stesso Harry Potter ha attraversato questa fase, negli ultimi capitoli della sua saga. Nel mezzo c’è tutta un’ampia gamma di variazioni, come ad esempio la saga di Maximum Ride e dei ragazzi alati di James Patterson, per dirne una.

Ed è più o meno da queste parti che Michel Bussi ha deciso di piazzare il primo, inaspettato capitolo della sua nuova trilogia fantascientifica. Inaspettato perché Bussi, per chi non lo conoscesse, è un maestro del noir, il giallista attualmente più venduto in Francia (di cui noi abbiamo recensito La doppia madre e la versione a fumetti del suo pluripremiato romanzo d’esordio Ninfee nere).

Con La caduta del sole di ferro, primo libro della trilogia N.E.O., pubblicata come sempre da E/O Edizioni, Bussi si affaccia invece sul mondo del fantasy e della fantascienza. Per farlo, si sposta dalle coste della sua amata Normandia in un terreno decisamente più “internazionale”: la città di Parigi. Non proprio la Parigi che conosciamo, però: siamo infatti in un futuro prossimo e post-apocalittico, in cui l’umanità è stata sterminata e gli unici sopravvissuti (almeno nella capitale francese, per quanto ne sappiamo) sono due tribù di ragazzini di dodici anni, mese più mese meno. Una vive sul “tepee“, un’altissima struttura di ferro ricoperta di pelli che domina la città. L’altra vive nel “castello“, un grande palazzo ricco di antiche opere d’arte e testimonianze del passato, con una grande piramide di vetro nel suo cortile esterno.

“Tepee” e “castello” vi ricordano qualcosa, vero? Beh, sì, questo è un po’ il gioco della prima parte del romanzo. Bussi, infallibile nel tessere trame ad alto tasso di suspense, qui se la prende comoda ed inizia con ritmo più disteso, per farci fare la conoscenza dei personaggi e della realtà in cui ci troviamo. Prima si diverte a osservare questa Parigi stravolta attraverso gli occhi dei ragazzi del “tepee”, che vivono alla stregua dei pellerossa da cui la loro casa prende nome (il tepee è tenda conica degli Indiani d’America): sotto la guida del saggio Akan e della misteriosa Mordelia, cacciano, pescano, intessono abiti di pelle e sono allegramente ignari delle origini del mondo che li circonda; il gioco, per gli amanti della Ville Lumiére, è riconoscere i luoghi citati qua e là.

Poi, lo sguardo passa alla tribù del “castello”, dove invece esiste una società molto più complessa e i ragazzi conoscono molte più cose grazie a un sistema di insegnamenti ricevuto in eredità dai loro genitori scomparsi. Ed è quindi attraverso di loro che, in compagnia di Zyzo, un ragazzo del “tepee” inviato a fare da spia, scopriamo invece qualcosa di più sul passato e sulle cause che hanno portato a questa nuova realtà.

Ma è nella seconde metà, quando l’equilibrio tra le due tribù precipita, che emerge il talento del romanziere francese. Bussi, nonostante il cambio di genere, non rinuncia al suo punto di forza, ovvero la capacità di imbastire trame intriganti e zeppe di misteri che sfociano in colpi di scena più o meno clamorosi. Non fa eccezione La caduta del sole di ferro, dove oltretutto Bussi riesce a dosare sapientemente le rivelazioni, portando a compimento la vicenda principale del libro con un finale pirotecnico ma lasciando in sospeso alcuni interrogativi, che troveranno probabilmente risposta nei prossimi capitoli.

Merita una menzione il tributo più o meno dichiarato alla mitologia greca e ai poemi omerici, che ritroviamo sia nella caratterizzazione dei protagonisti, sia in alcune delle vicende chiave della trama, dove spesso l’ispirazione è esplicitata dagli stessi personaggi.

Trattandosi di una trilogia, bisognerà aspettare la fine per il giudizio definitivo… ma l’inizio è promettente! Lo stile è molto scorrevole, tarato su un linguaggio leggermente più semplice di quello del noir, ma mai infantile. Perciò, se come me siete nel frattempo diventati adults, potrebbe essere un buon momento per recuperare la vostra parte young.