Incinta, catturata, torturata, fatta partorire, quindi uccisa barbaramente, mentre il figlio veniva venduto. E' l'atroce storia di Laura Estela Carlotto, giovane donna italo-argentina di Buenos Aires, eliminata dai militari golpisti nel 1978.
A ricostruire gli ultimi giorni della ragazza, che ufficialmente non compare nella lista dei 30 mila "desaparecidos" solo perché il cadavere venne fatto ritrovare ai suoi, è stato Massimo Carlotto, il padovano protagonista di una delle più lunghe e controverse vicende giudiziarie italiane, conclusasi quattro anni fa. A spingerlo in un solitario viaggio alla ricerca della verità di conoscere la storia di una famiglia di lontani parenti, emigrati decenni or sono in Sud America, ma anche " l'impressione che le indagini avviate dalla magistratura romana sulla morte di nove cittadini argentini di origine italiana, subito dopo il golpe del 1976, stessero per insabbiarsi", spiega Carlotto.
L'inchiesta, invece, è proseguita, e tre settimane fa il Pm Antonio Marini ha formulato i capi d'imputazione e chiesto il rinvio a giudizio per sette militari argentini (tra cui i generali Guillero Suarez Mason e Omr Santiago Rivera, e il prefetto Juan Carlos Girardi.) Sono imputati anche per la morte di Laura Estela Carlotto. "Tutto è nato due anni fa, per caso, leggendo un articolo su un quotidiano che accennava a Laura e a sua madre Estella, una delle fondatrici dell'associazione "Nonne di Plaza de Mayo" che si battono da anni per ottenere giustizia", dice il giovane padovano. Dall'incontro con la settantenne Estela in Argentina e dai racconti dei tanti testimoni, Carlotto ha potuto ricostruire meticolosamente gli ultimi giorni di Laura.
"La ragazza, appena ventenne, apparteneva al movimento della Gioventù peronista universitaria. Dopo il golpe si dà alla latitanza. Nel frattempo, per errore, i militari sequestrano il padre Guido, imprenditore, che viene torturato e liberato dietro pagamento di un altissimo riscatto. Laura, dopo un anno di latitanza, viene arrestato a Buenos Aires insieme al suo compagno, sulla cui identità non si è mai riusciti a far luce, e che verrà quasi subito fucilato", racconta Carlotto.
Scoprendo che è in cinta, i militari la tengono in vita fino al parto.
- PERCHE'?
"I militari argentini avevano organizzato un turpe mercato di bambini. Il prezzo variava a seconda della bellezza della madre e del suo ceto sociale. Tra "desaparecidos" i bambini sono circa cinquecento".
- CHE NE E' STATO DI LAURA?
"Fu portata all'ospedale militare di Buenos Aires. Era l'agosto del 1978. Diede alla luce un bimbo, Guido. Riportata al campo, le hanno dato da indossare un completo di jeans, dicendole che l'avrebbero liberata. Invece è stata condotta in un crocicchio poco lontano e uccisa in un finto conflitto a fuoco: un colpo in faccia col fucile a pompa e diversi colpi sul ventre per nascondere il parto. Il cadavere fu riconsegnato alla madre in cambio di un'ingente cifra. Da allora Estella, poi diventata presidente del movimento delle "nonne", sta cercando il nipote".
- SU QUESTA STORIA DI "DESAPARECIOS" E ALTRE, RACCOLTE NEI SUOI VIAGGI IN ARGENTINA E IN CILE, LEI STA SCIVENDO UN LIBRO CHE USCIRA' ALLA FINE DELL'ANNO COL TITOLO LE IRREGOLARI.CHE COSA VUOLE DIRE AI LETTORI?
"Che dopo il 1976 si è perpetrato in Argentina un genocidio che ha eliminato un'intera generazione, quella dei nati tra il 1948 e il 1957, e che i responsabili di quei crimini non solo sono rimasti impuniti grazie all'amnistia firmata dal presidente della Repubblica, ma molti sono rimasti ai loro posti e continuano a delinquere. Ci sarebbero le prove per aprire non uno, ma tantissimi processi".