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Dopo la pioggia

Testata: Geabook
Data: 17 febbraio 2021
URL: https://www.geabook.com/dopo-la-pioggia-di-chiara-mezzalama/

C’è un mondo che si dispera e ama nel romanzo Dopo la pioggia di Chiara Mezzalama. C’è un domani che un anno fa ci sarebbe sembrato lontanissimo, distopico, futuristico e che oggi, con gli occhi che abbiamo ora e l’aria interrotta dalla mascherina, oggi quel domani ci appare troppo vicino. L’ho scritto tutto d’un fiato, come ho letto questo libro che esce il 17 febbraio del 2021, con edizioni e/o e che mi ha avvinta, infastidita, fatta commuovere, arrabbiare. Lo ha detto Flannery O’Connor ma non solo lei, che l’obiettivo più alto per uno scrittore è rappresentato da quegli istanti dopo la fine del libro. Quando un lettore chiude l’ultima pagina e resta dove era, con le domande, le emozioni che lo tengono agganciato a una storia che ormai è la sua e da lì però lo portano altrove. Chiara Mezzalama con me c’è riuscita.

Il romanzo è ambientato tra Roma e la Valle del Tevere, Orte, le campagne laziali di confine. Ettore e Elena sono una coppia sposata con due figli, Susanna e Giovanni, un matrimonio alla deriva a causa dei tradimenti di lui, asfittico di distanze, gelato dall’assenza di un’intimità fisica, provato da una quotidianità sempre più uguale a se stessa. Siamo subito scaraventati nella dinamica matrimoniale e nella doppia vita di Ettore, in questo triangolo dove in realtà la terza presenza non è l’amante, di cui capiamo poco perché in fondo poco c’è da capire. Anche nel fallimento della relazione resta meno di un satellite, un pretesto per scandagliare le ragioni di una crisi.

E mentre stiamo dando colpe, stiamo cambiando idea, e iniziamo anche a detestare qualcuno, in un solo giorno il dramma del matrimonio di Ettore e Elena si intreccia, in un crescendo quasi da thriller, con un’altra deriva, quella ambientale, climatica. Un violento nubifragio stravolge non solo la loro vita ma il contesto nel quale si muovono. Il Tevere diventa un gigante, un mostro d’acqua che spezza il paesaggio, lo invade, ne diventa una ingombrante e invalicabile barriera. Così nel mezzo di una crisi da vita o morte, della voglia di ritrovarsi, entrano in scena personaggi indimenticabili: un giovane norvegese che vive in un casolare, le suore militanti, un cane ferito, un cercatore di tartufi sexy e una donna giapponese che è venuta in Italia dopo l’incidente nucleare di Fukushima insieme al marito. Su Iroko verrebbe da chiedere alla scrittrice uno spin-off, storia di una donna straordinaria.

Tra le speculazioni urbanistiche, le scelte politiche e la questione climatica di cui siamo ancora cronisti disattenti, Dopo la pioggia ha una qualche urgenza tra le righe. E forse l’alchimia più forte che questo romanzo riesce a creare è nel fondere perfettamente il microcosmo di una famiglia con il macrocosmo di una Terra sofferente e inascoltata. L’intimo della nostra debole imperfezione con una vendetta quasi epica della natura. Le cicatrici della coppia Elena e Ettore, che non può che chiamarsi così, e quelle del pianeta sul quale troppo a lungo si è inflitto senza paura delle conseguenze, conducono alla stessa domanda: come si può adesso riuscire a farcela? A dircelo è un’emozione che si chiama speranza.