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Quelle donne recluse in manicomio in attesa del “ballo delle pazze”

Autore: Barbara Belzini
Testata: Libertà
Data: 8 marzo 2021

Nell’ultimo anno due romanzi in Italia hanno guardato in faccia le storie delle donne recluse negli ospedali psichiatrici perché definite a vario titolo “isteriche”, più spesso fragili, sole, povere: ne “La nuova stagione” di Silvia Ballestra emergono piccoli racconti di donne non conformi segregate dagli uomini, mentre in “Redenzione” di Chiara Marchelli quel mondo viene mostrato in soggettiva, attraverso lettere e disegni che cercano disperatamente una libertà. “Il ballo delle pazze”, esordio della francese Victoria Mas, grande successo di pubblico e vincitore di premi prestigiosi, pubblicato in Italia da Edizioni e/o, spalanca le porte del manicomio femminile della Salpêtrière nella Parigi del 1885, dove l’illustre neurologo Charcot fa dimostrazioni pubbliche delle sue tecniche di ipnosi sulle internate. Le catene sono state abbandonate per far posto alle sperimentazioni, e l’ospedale è “un deposito per tutte quelle che turbano l’ordine costituito, un manicomio per tutte quelle la cui sensibilità non corrisponde alle aspettative, una prigione per donne colpevoli di avere un’opinione”. Nell’ospedale si incontrano l’adolescente Louise, traumatizzata dallo zio, Eugénie, allontanata dai suoi perché sostiene di parlare con i morti, la capo infermiera Geneviève, che dopo la morte della sorella si nega qualunque tipo di vita che non sia il lavoro, e l’ex prostituta Thérèse, che ha cercato di ammazzare un uomo e che, ormai “istituzionalizzata” come certi detenuti, non riesce neanche a immaginare di tornare a vivere fuori. “Thérèse madre adottiva delle internate, Geneviève madre insegnante delle infermiere, hanno parlato con pudore degli uomini che non frequentano, dei figli che non hanno, del Dio in cui non credono e della morte che non temono”. Di queste precise parole vive questo libro raffinato e crudele come la storia vera che racconta, che segue le sue protagoniste verso l’evento dell’anno, “il ballo delle pazze” di mezza quaresima, un momento durante il quale le internate dimenticano il loro disturbo, si travestono, hanno qualcosa in cui sperare: “Per lo spazio di una sera la Salpêtrière fa incontrare due mondi che senza quel pretesto non avrebbero motivo né voglia di incontrarsi”, “un circo di donne” rinchiuse dagli uomini, private dei diritti solo con una firma, aperto per una sera a un pubblico eccitato. Una firma per una vita, ditemi voi se non fa paura.