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Dopo la pioggia

Testata: Il Foglio
Data: 31 marzo 2021

Elena la pioggia l’ha sentita arrivare. L’ha avvertita dentro di sé, come il susseguirsi di tante gocce che scavano un solco profondo, lo stesso solco che la sta dividendo sempre più da Ettore, compagno da una vita, padre dei suoi figli, ogni giorno più estraneo. “Sapeva che Elena lo capiva, c’era così tanta storia tra loro, ma non erano più in grado di aiutarsi l’un l’altra, soffrivano dello stesso dolore. Solo che questo invece di sostenerli li allontanava.” La pioggia diventa sempre più prossima ed Elena sente l’urgenza di allontanarsi, di andare via, per cercare di ritrovare quel qualcosa di essenziale che le manca e a cui non riesce a dare un nome. Sa solo che la vita che conduce non le assomiglia più, si ritrova murata in se stessa vittima di qualcosa che la divora dall’interno. Dà spazio alla pioggia e la pioggia arriva, portandosi dietro tutto. Roma è in balia di temporali torrenziali, il Tevere esonda, il paesaggio viene trasfigurato e la fuga di Elena - rincorsa dalla sua famiglia - diventa insieme paura e rinascita. “Il mondo stava crollando, ma pochi avevano il coraggio di dirlo”. Tutto quello che si conosceva come normalità sembrava svanito, anche i legami famigliari appaiono così liquidi e informi, rivelati nella loro essenzialità. Ettore e i figli si mettono alla ricerca di Elena, sanno dove possono raggiungerla ma tra loro si frappongono ostacoli, incontri e deviazioni di percorso. La città è completamente abbandonata al suo destino e sotto la pioggia non si riesce a vedere chiaro, però finalmente si sentono davvero le cose. Elena ed Ettore si espongono al rischio, sfuggono all’indolenza e vengono travolti da una realtà indomabile ma in un certo senso purificante. La natura, vera comprimaria in questo racconto, mostra tutta la sua potenza, l’insofferenza di esse-re data per scontata e quindi la sua ribellione. C’è un senso di precarietà che attraversa questa storia, la vita dei suoi personaggi e il contesto che li circonda. Un senso di minaccia, una sottile tensione. Si ha la percezione di essere sempre su un crinale dove da un momento all’altro le cose possono precipitare per sempre. Si cammina su un filo, mentre la tempesta imperversa, cercando le coordinate - ambientali e affettive - che permettano di non perdersi per sempre, scoprendole via via in un ragazzo norvegese, un gruppo di suore trappiste o una signora giapponese. Chiara Mezzalama trova le parole per raccontare una storia minima che maneggia con cura, per condurci a vedere cosa c’è dopo la pioggia.