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Quel ponte firmato Michelangelo

Autore: Sabina Minardi
Testata: L’Espresso
Data: 11 aprile 2021

L’emozione nasce quando abbandoni il rifugio delle cose note e vai incontro all’incertezza. Emozionante è seguire i passi esitanti, la lingua sconosciuta, le strade nuove del protagonista di Mathias Enard mentre si inoltra in una città che non solo è oscura a lui, ma che esattamente di quella inafferrabile inquietudine è fatta: Istanbul. “Parlami di battaglie, di re e di elefanti”, riproposto dalle edizioni e/o (traduzione di Yasmina Melaouah), affida a Michelangelo l’ossessione dell’autore di “Bussola” (Goncourt 2015) di gettare un ponte tra Oriente e Occidente. Letteralmente: prendendo spunto da un buco nella biografia del genio, e da un dettaglio citato dal biografo Ascanio Condivi, Enard escogita un’affascinante storia: immagina che nel maggio del 1506 Michelangelo sia approdato a Costantinopoli, invitato dal sultano Bayazid il Giusto, col compito di disegnare un ponte tra le rive del Bosforo. Lo scultore è irritato con papa Giulio II: le sue richieste sono inascoltate, Bramante e Raffaello lo screditano. E neppure il David realizzato a Firenze, che ne ha fatto una star, gli apre le porte. Mentre è così risentito, arriva il sorprendente invito. E dopo sei giorni di mare la capitale d’Oriente si staglia davanti a lui, un dragomanno pronto ad aiutarlo, il raffinato poeta Mesihi di Pristina, e un taccuino per bagaglio da continuare a tormentare di cavalli, uomini e astragali. Disegna solo quelli, Michelangelo, che non è ingegnere. Dubbioso su come estrarre dalla materia una forma che questa volta congiunga luoghi, impresa nella quale vent’anni prima Leonardo Da Vinci ha fallito. La città dalle cupole d’oro, dai cibi speziati, dai profumi forti, harem e bazar, Bisanzio con la biblioteca che il sultano apre solo per lui, lo conquistano. E lo incantano, come succede con la lingua magnetica di Enard, la stessa de “L’alcol e la nostalgia”, e “Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona”. E il destino dell’artista si compie di nuovo: ripassare la solitudine, il desiderio al tintinnio dei bracciali, la fatica delle idee. Lo scontro col potere. Tra intrighi e violenze, che si rivelano ovunque identici.