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Quando ci diciamo addio non possiamo più riparare

Autore: Alberto Riva
Testata: Domani
Data: 13 maggio 2021

Eric-Emmanuel Schmitt ha scritto un libro per elaborare il lutto della «sordida» storia intorno alla morte di sua madre: la natura dell'essere figli si rivela soltanto al momento della separazione, quando è tardi.

(...) Nel suo nuovo libro, Diario di un amore perduto, che esce ora in Italia per l'editore e/o (traduzione di Alberto Bracci Testasecca), Schmitt definisce «sordida» la storia «intorno alla morte di mia madre». Se andiamo al dizionario troviamo che il termine significa "sporco", "sudicio". In senso figurato, l'aggettivo rimanda a qualcosa di ripugnante dal punto di vista morale. Per Schmitt, dunque, le circostanze della morte della madre sono immorali? Forse perché è rimasta distesa «vari giorni» nella sua cucina, anche se il referto parlerà di morte istantanea, senza sofferenza? Oppure perché in quei «vari giorni» la vita è proseguita "come se", a dispetto di un cadavere abbandonato? In un momento in cui la pandemia ha costretto le persone a dire addio in circostanze "sordide", lasciando che i genitori partano da soli, il libro di Schmitt tocca corde profonde e irrisolte. È un libro sulla natura dell'essere figli e sull'importanza della fine, come se questa natura si riveli soltanto e troppo tardi, nel momento della separazione. (...)