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"Un pirata piccolo piccolo" di Amara Lakhous

Testata: Journal Books
Data: 30 giugno 2011

"Algeri, 1993. Avevo ventitré anni. Il terrorismo stava entrando con prepotenza a far parte della nostra vita quotidiana, e la situazione non prometteva niente di buono: i militari, attraverso l’imposizione dello stato d’emergenza, intervenivano per "salvare la neonata democrazia", in realtà i propri interessi personali. I fondamentalisti, autoinvestitisi di una missione salvifica, tentavano di instaurare una teocrazia talebana sulle rive del Mediterraneo. Ogni giorno che passava lasciava morte e sangue per le strade, pessimismo e disfattismo nel cuore. Bastava un briciolo di lucidità per rendersi conto che ci trovavamo nel bel mezzo di una guerra civile e che il peggio doveva ancora arrivare. Nell’89 mi ero iscritto alla facoltà di Filosofia dell’Università di Algeri perché avevo voglia di iniziare a riflettere da solo, di pensare con la mia testa. Le risposte che la società mi dava non mi convincevano, avevo bisogno di elaborare una mia personale visione del mondo. Mi dovetti confrontare con una realtà molto contraddittoria: una religione in crisi, una politica in crisi, un intero paese in crisi. Da questo confronto nacque "Un pirata piccolo piccolo" di Amara Lakhous (editore E/O). Un nuovo romanzo per conoscere una cultura a noi lontana e per tanti versi sconosciuta; quella araba. Narra la storia di un giovane impiegato delle poste di Algeri, Hassinu, derubato di quattro anni della sua vita. Racconta il disprezzo che un’intera generazione sente crescere dentro di sé per una società che non ammette il cambiamento al punto da implodere; uno specchio dell’attuale mondo arabo. Hassinu vuole il pane e la libertà, come i giovani arabi di oggi che si stanno ribellando alle dittature.