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L’incanto del corpo nell’ignavia di un’aula

Autore: Laura Marzi
Testata: Manifesto
Data: 26 giugno 2021

«Il corpo è la nostra storia. Balliamo a perdifiato, quasi fosse una corsa, una danza di donne in ritardo sui loro corpi»: nel romanzo Non si tocca di Ketty Rouf (e/o, pp. 192, euro 17, traduzione di Valentina Abaterusso) la protagonista Joséphine, docente di filosofia in una scuola della periferia parigina, diventa anche una spogliarellista.

Afflitta dalla frustrazione di non riuscire a insegnare in classi composte da oltre trenta tra ragazze e ragazzi, in cui l’obbiettivo principale non è quello della trasmissione della conoscenza, ma di tenere a bada adolescenti che devono essere promossi a prescindere, la giovane donna trova una soluzione.

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Non si tocca è un romanzo di formazione, perché Joséphine cerca di compiere l’impresa della sua felicità partendo da uno stato di disperazione: «che cosa ho fatto per sprofondare in questa totale assenza di soddisfazione, gioie, denaro? Che enorme e mostruosa stupidaggine aver scelto l’insegnamento». Che cosa ha fatto?

Ha scelto di insegnare, in quest’epoca storica. Si parla moltissimo della condizione attuale del sistema scolastico in Francia, si scrive anche molto, facendo riferimento a una scuola della vigliaccheria, che forma delle persone ignoranti... Però non si agisce per cambiare questa condizione. Si svuotano i programmi, si semplificano i testi, si bandiscono le conoscenze sostituendole con le competenze. Selezionare è diventato immorale, avere autorevolezza anche. Gli insegnanti diventano depressi, come lo è Joséphine all’inizio della storia.

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Approdando all’esperienza dello striptease, a rendere prima di tutto felice Joséphine è la nudità, la sua e quella delle altre ballerine. Ce ne può parlare?

Joséphine è una donna che all’inizio della storia della storia non ha il coraggio di guardare il suo corpo allo specchio, quindi di conoscersi. Impara a farlo osservando prima le altre ballerine e poi se stessa. Il romanzo è un inno all’accettazione, non alla bellezza.

La ricerca della felicità e dei piaceri coincidono infatti per Joséphine/Rose Lee con l’incontro col proprio corpo, in contrapposizione con la separazione corpo/mente tipica della filosofia occidentale insegnata a scuola.

Si tratta di una contrapposizione assurda, è dal corpo che si inizia a pensare, non esiste separazione e infatti in questo percorso la protagonista scopre un atto filosofico, di conoscenza sublime attraverso il corpo. Ho dato a Joséphine una passato difficile, quando era ragazzina a scuola la ignoravano e non riconoscevano se fosse un ragazzo o una ragazza, perché penso che il corpo sia l’inizio del problema, ma anche il luogo della sua risoluzione.

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