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Nel diario intimo di un amore materno e perduto

Autore: Tiberio Crive
Testata: Il Manifesto
Data: 30 giugno 2021
URL: https://ilmanifesto.it/nel-diario-intimo-di-un-amore-materno-e-perduto/

Giunto al suo ventottesimo romanzo, Eric-Emmanuel Schmitt, vincitore del Goncourt e chiamato anni dopo dai suoi membri a farne parte, arriva ora in Italia con Diario di un amore perduto (edizioni e/o, pp. 192, euro 16.50, traduzione di Alberto Bracci Testasecca).

Schmitt ha diretto anche per il cinema il suo Odette Toulemonde ma è, soprattutto, regista teatrale e attore protagonista di molti dei suoi personaggi calcando le scene dei migliori teatri europei e oltreoceano. Un esempio è Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, interpretato anche dal grande Omar Sharif. Diario di un amore perduto è un romanzo-non romanzo, intimo e veritiero diario sulla vita e la scomparsa della propria madre. Composto da episodi brevi, in gran parte realmente accaduti resi in forma aforistica o breve prosa poetica, commoventi per il dolore.

CRONACA di uno straziante amore materno interrotto da quel destino cui tutti siamo destinati, in un passaggio del romanzo ecco la sintesi: «La terra, spaccata, oscena, colse di sorpresa una carne arancione, intima, umida, scivolosa (…) i becchini hanno violentato la terra. Abbandonati sul mucchio ci sono pale e picconi: le armi del loro attentato. Le ombre che ricoprono la fine di mamma. Mi deciderò a parlarne? La vergogna mi trattiene la penna».

Una scrittura struggente, autentica, intensa che spinge fino all’ultima pagina, tra ricordi, aneddoti, nel continuo tentativo di uccidere il lutto; micro episodi, simili a fotogrammi alla Cartier-Bresson. Schmitt non manca di esplicitare gratitudine di essere ciò che è diventato per merito della propria madre; donna bella e affascinante, sportiva, intellettuale, amante della musica e del teatro, è lei la vera protagonista in ogni pagina.

DONNA straordinaria, «dea» dalle mille risorse, unica forse. Difficile, per uno scrittore, affrontare il tema della morte di un genitore senza cadere in fastidiosi luoghi comuni, o in un certo vittimismo. Narrazioni che riguardano le stesse tematiche, per forza e anche per intensità, ci riportano a Hemingway, Baudelaire e lo stesso Proust.

Eric-Emmanuel Schmitt, nella stesura, si contrae verso quella confessione liberatoria, paragonabile a una lunga corda piena di nodi, tutti da sciogliere senza cadere nel facile provincialismo letterario. E, al culmine, rivive un mistero che lo «fantasma», lo ossessiona: suo padre era veramente il padre biologico? Uomo brillante che, apparentemente, non «riconosceva» i tanti valori e pregi di un figlio precocemente bravo su tutto? Un burbero quasi sempre contro? Veramente non era amato dal padre? Chi vuole saperne di più, può leggere Diario di un amore perduto.