Massimo Carlotto a Tempostretto.it: «La locomotiva del nordest è basata su un sistema illegale»
Autore: Francesco Musolino
Testata: Tempostretto.it
Data: 4 luglio 2011
Massimo Carlotto mette da parte il suo Alligatore – alias Marco Buratti – e riporta sulla pagina Giorgio Pellegrini, già protagonista di Arrivederci amore, ciao per il suo nuovo romanzo, Alla fine di un giorno noioso (Edizioni E/O; pp. 177; €17). Un noir vibrante, costruito con la struttura di un thriller e l’occhio di chi vuol riportare sulla pagina la società e le sue zone d’ombra. Carlotto racconta le gesta di Pellegrini, fra affari e politica, fotografando il Veneto dei giorni nostri, governato dai “Padanos” con imprenditori ridotti sul lastrico e dimenticati dalle istituzioni e la criminalità organizzata che si impadronisce, giorno dopo giorno, del territorio: «è in atto un cedimento morale collettivo, il mio impegno è quello di sfatare il mito del Nord pulito e operoso». Ma dunque che fine ha fatto la celebre locomotiva del Nordest sbandierata come modello da imitare in tutto lo stivale? Giorgio Pellegrini è il perfetto emblema di una zona grigia che si allarga ogni giorno di più, fra ricatti e sottomissione dei più deboli. Tutto, pur di diventare più potenti e temuti.
Dal giallo della serie de L’alligatore ad un noir molto forte e spigoloso. Perché ha voluto cambiar genere?
«Nel mio lavoro comanda sempre la storia. Prima scelgo ciò di cui voglio parlare e poi vengono i personaggi e l’ambientazione. Quando non ho a che fare con la formula “crimini, indagine e soluzione” che mi conducono all’Alligatore, posso permettermi di variare stile. Ho richiamato Giorgio Pellegrini, il protagonista di Arrivederci amore ciao perché era il personaggio perfetto per interpretare questa storia».
Cos’è successo a Giorgio in questi anni nel Veneto dominato dai “Padanos”?
«Lui ha cercato di vivere in modo quasi irreprensibile nonostante il contatto con il mondo criminale l’abbia sempre avuto. Nel primo romanzo pur di ripulire la propria immagine, era disposto a compiere qualsiasi tipo di crimine e riesce ad ottenere ciò che desidera. In questo secondo romanzo, l’obiettivo è quello di rafforzarsi e per questo torna a delinquere».
In questo libro emerge una visione molto cupa della nostra società, dove il crimine e la corruzione economica e morale imperversano. Lei è preoccupato?
«Sono preoccupatissimo perché l’infiltrazione mafiosa nel Veneto è stata negata per molti anni e solo da poco l’associazione degli industriali ha riconosciuto questo fenomeno. Tuttavia non c’è mai un’inchiesta capace di far piazza pulita. La corruzione ormai è dilagante e il Veneto è la porta verso l’Est per cui giorno dopo giorno c’è un traffico di merci e persone davvero impressionante. E’ in atto un cedimento morale collettivo, il mio impegno è quello di sfatare il mito del Nord pulito e operoso».
Si riferisce alla famosa locomotiva del Nord-Est?
«Quella locomotiva si è sempre basata su un modello fortemente illegale, basato sull’evasione delle imposte e sul lavoro nero, riuscendo ad arricchire molte persone. La zona grigia dei disonesti si allarga sempre di più».
Nella prima parte del romanzo, in poche righe, denuncia la condizione dei piccoli imprenditori che si tolgono la vita oppure finiscono nelle mani degli strozzini. E tutto accade nel disinteresse generale delle istituzioni…
«Si fa finta di nulla, se ne parla un paio di giorni sui giornali ma si dimentica tutto in fretta. La realtà è che le banche hanno abbandonato artigiani e i piccoli imprenditori e intanto sono arrivate le bande di camorra che con l’usura si appropriano delle aziende sull’orlo del fallimento, per poter riciclare il denaro sporco. La crisi stessa è un terreno di profitto molto importante per la criminalità».
Giorgio ha un fascino devastante sul sesso femminile ma piuttosto che cercare il piacere, sembra più attratto dalla sottomissione.
«Ormai da dieci anni analizzo le relazioni umane che gravitano attorno ai criminali arrestati e divenuti celebri. Mi sono reso conto che domina proprio questo modello: sembra che per campare in modo soddisfacente abbiano un bisogno psicologico oltre che fisico, di avere accanto un universo femminile inteso nell’accezione di vittime consapevolmente sottomesse. Infatti quando Giorgio incontra donne che gli tengono testa, inevitabilmente scappa».
La citazione in epigrafe ("Ruby Rubacuori ce lo ha insegnato: fottere i potenti non è reato") è una bella provocazione…
«L’ho trovata geniale! L’ho letta su un muro e mi sono reso conto che era perfetta per il mio romanzo perché Pellegrini ha capito che ci sono delle spaccature e delle collusioni fra mondo criminale e mondo politico che possono far ottenere grandi vantaggi».
Per Giorgio qual è un giorno noioso?
«E’ un modo di dire legato alla vecchia pubblicità del Campari ma la fine di un giorno noioso si va in piazza per lo Spritz che è ormai diventato un rito di massa in cui sono coinvolti tutti anche un certo sottobosco che si mescola alle persone, per così dire, perbene».