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Fuori controllo

Autore: Nicolò Porcelluzzi
Testata: Il Tascabile
Data: 4 aprile 2022
URL: https://www.iltascabile.com/scienze/clima-gianfranco-bettin/

Clima, scienza e politica, alla ricerca di un nuovo pensiero ecologista: un’intervista a Gianfranco Bettin, autore di I tempi stanno cambiando.

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Bettin è nato a Venezia, di cui ormai è un riflesso del Genius loci: attivista ecologista, è stato deputato al parlamento e prosindaco di Venezia, dove è consigliere comunale per la lista Verde progressista. Sul territorio veneziano, così complesso e torturato, è attivo e ecologista dalla fine degli anni Settanta, già da quando – appena diciannovenne – scrisse una delle recensioni più lucide sulla Storia di Elsa Morante, appena pubblicato; tanto che Morante, non facilissima, insisterà per conoscere quel ragazzino che sembrava sbucato da una sua poesia. Bettin è anche sociologo e scrittore: tra le varie pubblicazioni, si segnalano Il clima è fuori dai gangheri (Nottetempo, 2004), il romanzo Cracking (Mondadori, 2019) e Le avventure di Numero Primo (Einaudi, 2018), scritto insieme a Marco Paolini. Con il regista Andrea Segre, invece, ha scritto Il pianeta in mare, presentato alla 76ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

“Che ne sarà della neve / che ne sarà di noi?”. Hai dedicato il tuo libro a degli amici che non ci sono più, scrittori che hanno voluto abitare la frontiera del disastro: Mario Rigoni Stern e Andrea Zanzotto. Erano scrittori dell’Antropocene prima che si chiamasse così. Che importanza hanno avuto nella pratica della tua scrittura?

Sono dei punti di riferimento, non solo letterari, anche se il loro magistero letterario agisce in profondità in chiunque li abbia incontrati davvero su quel piano: uno più colto e raffinato, Zanzotto; Rigoni Stern più naturalmente e profondamente narratore; entrambi dotati di altissimo senso poetico. Sono anche figure di grande forza morale, etica e, per questa via, politica, oltre a essere stati degli amici indimenticabili. Il tuo impegno ecologista ha ormai più di quarant’anni, quasi mezzo secolo di trasformazioni, rivelazioni, curve a gomito… guardando al presente della lotta ecologista, qual è la prima differenza che ti colpisce, rispetto ai primi anni Ottanta?

Oggi c’è più consapevolezza. Soprattutto, il peso della scienza nelle motivazioni ecologiste è cresciuto, per fortuna. In realtà, è stato così fin dall’inizio. Charles D. Keeling, che misurò per primo l’accumulo di CO2 in atmosfera, Rachel Carson e la “primavera silenziosa”, gli scienziati del Club di Roma che mostrarono i “limiti della crescita”… sono alle origini dell’ecologia politica. Ma a lungo il discorso pubblico verde è stato soprattutto “movimentista”. Ora si è tornati a riequilibrare i due registri: politico (o politico-culturale, ed etico) e scientifico (interdisciplinare, tra scienze fisiche e scienze sociali ed economiche).

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