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NEL REGNO DEL CORPO. “SERVIRSI” DI LILLIAN FISHMAN

Testata: Minima et Moralia
Data: 18 giugno 2022
URL: https://www.minimaetmoralia.it/wp/libri/nel-regno-del-corpo-servirsi-di-lillian-fishman/

«Il desiderio ci porta in luoghi che non conoscevamo prima. Ci dice qualcosa su quello che siamo, su dove stiamo, ci fa scoprire cose sulla nostra identità in modo insperato, come un effetto collaterale», scriveva due anni fa Elisa Cuter nel suo Ripartire dal desiderio. Ho pensato spesso a queste righe, leggendo Servirsi di Lillian Fishman (tradotto da Silvia Montis per E/O), e a Olivia Laing, che in Everybody scrive: «Il corpo è un oggetto la cui libertà è ridotta dal mondo, […] una forma di liberazione a pieno titolo». Parole evocative che confluiscono in qualcosa di emotivamente violento, e rivitalizzano le molteplici sfumature delle onnipresenti dinamiche tra sesso, potere e desiderio che governano le nostre vite. Pensare che quella di Eve – trentenne newyorkese che dopo essersi scattata qualche nudo per gioco precipita in una relazione a tre che cambierà sensibilmente il suo universo fisico e interiore – sia soltanto la storia di una donna alle prese con forme di sessualità alternative, rischierebbe di evidenziare proprio il nostro distacco dalla centralità del desiderio nelle nostre esistenze, la disabitudine che abbiamo ad abitare il conflitto, e a considerare il sesso una materia incandescente, una forza propulsiva rivoluzionaria, e non solo esercizio fisico o una banale espressione dei sensi. In Servirsi, Fishman vuole lacerare l’immagine illusoria che abbiamo del piacere, un piacere che tendiamo a considerare statico o lineare anche quando, come avviene nel suo romanzo, è il prodotto di una lotta interiore e/o sociale. In questo senso, la trama diventa ulteriormente più spiazzante se consideriamo che a parlare è una donna bisex che intrattiene una relazione stabile e omosessuale, ma che finisce (tra le altre cose) per innamorarsi di un uomo, dopo un’infanzia passata a sperimentare e rivendicare l’attrazione per l’altro sesso. Disorientante è proprio ciò che accade a partire da una condizione che lei stessa ritiene definitiva, sicura, incontrovertibile: quella di una persona queer che all’improvviso intraprende un percorso inverso, e che per espandere la dimensione del proprio desiderio accetta di sprofondare nel caos, di sottoporsi a una costante tensione tra passione erotica, bisogno di dominio e innamoramento. (...)