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I libri del mese

Testata: Rivistastudio
Data: 30 giugno 2022
URL: https://www.rivistastudio.com/i-libri-del-mese-59/

In quanti modi si può scrivere, e leggere, ancora, della Shoah? È la prima domanda che mi sono fatto, incuriosito, quando ho letto la sinossi de La cartolina, uscito in Francia nel 2021. Il titolo viene da una cartolina anonima recapitata a casa dell’autrice, con scritti soltanto quattro nomi. Sono quelli dei parenti – due bisnonni e due dei loro tre figli – uccisi dai nazisti ad Auschwitz, dopo essere stati arrestati, in occasioni diverse, in Francia nel 1942. La prima metà del libro risponde in un modo classico alla domanda iniziale: è una storia familiare che Anne Berest ricerca negli archivi di Stato, in vecchie lettere, documenti, fotografie, in associazioni di parenti di vittime, nei racconti della madre Lélia, a sua volta figlia di Myriam, l’unica figlia superstite, riuscita a scappare in tempo da Parigi. Una storia che non può non ricordare quella narrata da Filippo Tuena nelle Variazioni Reinach, direi tra i più originali libri degli ultimi trent’anni di letteratura italiana, un viaggio nel tempo alla ricerca delle tracce di un’altra famiglia di ebrei parigini, anche questi arrivati in Francia da Est come i Rabinovitch della cartolina, anche questi assassinati, tutti o quasi, in Polonia dopo il 1941. Ma Anne Berest non indaga troppo a fondo – a differenza di Tuena, che utilizza il microscopio e un gusto straordinario per i dettagli – le pieghe più intime dei suoi parenti: vuole soltanto conoscere una storia che, scopriamo, ignorava quasi del tutto, a causa della ritrosia a guardarsi indietro della nonna, e quella conseguente della madre. Il libro di Berest cambia, sorprende, colpisce, e dà una risposta nuova alla domanda iniziale dopo la metà: perché diventa un giallo, ora sì delicato, personale e angosciante, alla ricerca dell’autore dell’anonima cartolina, e del movente di quell’invio. Alla ricerca, questa volta anche fisica, paese per paese, casa per casa, delle case un tempo abitate dai Rabinovitch, delle ultime persone che li hanno incontrati, anche di chi comprò i loro beni trafugati dai collaborazionisti. E prende forza, il romanzo, in questo tentativo impossibile e doloroso di ricordare il passato e i fantasmi. Rispondendo alla domanda: si può fare in milioni di modi, tutti diversi e unici, speriamo ancora a lungo. (Davide Coppo)