«Lasciarsi ammaliare da Nathan, maschio, bianco, eterosessuale, un edonista a cui non mancano fascino e ricchezza, per Eve appare subito come un tradimento verso la comunità queer che aveva abbracciato come fede e credo politico e che l’aveva accolta restituendole un senso di identità.
Che tipo di persona, di donna lesbica e fidanzata – si domanda – accetta di finire in un triangolo come questo? Per quale motivo? Il rapporto con Nathan e Olivia è lo spunto per indagare su di sé, per trovare delle risposte a domande che a lungo ha tenuto nascoste, e che hanno a che fare con chi è veramente. E il sesso, disinibito, libero, diventa lo strumento che Eve utilizza, più o meno inconsapevolmente, per studiarsi, provare a comprendersi, ridefinirsi. Attraverso l’uso del corpo, attraverso l’essere corpo per Nathan e con Olivia, asseconda desideri per anni autocensurati e si riscopre, scendendo a patti con la sua conflittualità interiore.
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Fishman esplora i limiti dell’amore e della volontà: è consenziente scegliere di assecondare per paura di perdere? Sfidarti a superare i tuoi limiti non è lo stesso che violarti ripete sempre Nathan. Ma è davvero così?
Servirsi è ambientato a New York, la città di Fishman, ma la storia potrebbe essere ovunque e parla a una generazione. Se lo spazio fisico della narrazione, infatti, si esaurisce alle stanze in cui si incontrano i protagonisti, annullando quasi completamente il mondo fuori, è lo spazio della riflessione interiore di Eve a sostenere la storia. Fishman usa Eve per esplorare dubbi e questioni di attualità: dinamiche di potere all’interno delle relazioni, sessualità fluida, forme diverse di amore e di definizione di sé».