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Il romanzo queer di Lillian Fishman racconta una storia di sesso e manipolazioni

Autore: Leonardo G. Luccone
Testata: La Repubblica - D
Data: 9 luglio 2022

Servirsi è un romanzo queer di cui si sta parlando parecchio negli Stati Uniti, perché affronta dal punto di vista femminile e senza mezze misure i piaceri, i tabù e le angosce della sessualità liquida, squadernando l'identità non binaria della protagonista. Lillian Fishman, l'autrice, ha meno di trent'anni, lavora al New Yorker e si è perfezionata con Zadie Smith. Nei ringraziamenti compare un bouquet d'autori di rispetto (Jonathan Safran Foer, Jeffrey Eugenides, David Lipsky) ed è proprio Lipsky col tipico strombazzamento americano a sostenere che l'autrice è una «combinazione esplosiva di Sally Rooney, Ottessa Moshfegh e Joan Didion». Fanfare a parte, Servirsi è la storia di Eve, una ragazza acerba, tutta nervi e affamata di vita; Romi, la sua compagna, al contrario, sembra un baluardo di certezze. A Eve questa relazione sta stretta e un giorno decide di pubblicare online una serie di proprie foto nuda. Tra i commenti viene colpita da quello di una certa Olivia e decide di incontrarla. Olivia però trascina Eve in un ambiguo e disinibito triangolo sessuale con Nathan - il compagno -, dominatore e regista di tutto quello che accade. Eve si sente rinvigorita da un'inaspettata consapevolezza: "Fino ad allora avevo passato un mucchio di tempo a convincermi di quanto fossero negative le cose che mi piacevano, per cercare di essere una persona diversa, migliore. Mi ero convinta al punto da passare, nel giro degli ultimi dieci anni, dall'attrazione per le donne al lesbismo come scelta politica, e dalla generica passione per i piaceri della vita alla bruciante vergogna per le frivolezze che un tempo mi divertivano: sex appeal e inganni di poco conto, intrighi, vanità, belle donne, piste da ballo, corse in taxi e caffè al bar, uomini che mi fischiavano per strada, commenti che mi facevano arrossire". Nonostante il modo di fare di Nathan sia spregiudicatamente coercitivo, Eve è appagata da questa condizione ("capiva il mio corpo come per intuito") e a farne le spese è Olivia, che il più delle volte assume - sostenendo di adorarlo - il ruolo di spettatrice. Eve è convinta di saper gestire la propria voglia di essere dominata e di poter abbandonare in qualsiasi momento "questa festa e saltare nella vita reale", anche se di tanto in tanto si ritrova a fare i conti con un padre preoccupato del "futuro eterosessuale della figlia" e dal quale è divisa da un reciproco senso di colpa. Come lei stessa aveva intuito, Nathan si rivela un doppiogiochista e, denunciato per molestie sessuali da un'altra ragazza, le chiede di testimoniare a suo favore in un possibile processo. Eve è da una parte attratta da questa sua "nuova vulnerabilità", dall'altra è timorosa di essere l'ennesima vittima manipolata da un maschio alfa. A rassicurarla è solo la consapevolezza che quelle avventure non sono altro che storie creative, "l'unica occasione di vedere il paradiso".