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Cosa e chi è giusto desiderare? Una conversazione con Lillian Fishman

Autore: Gaia Giorgi
Testata: L'Indiscreto
Data: 25 luglio 2022
URL: https://www.indiscreto.org/cosa-e-chi-e-giusto-desiderare-una-conversazione-con-lillian-fishman/

Dalle app di incontri dedicate a sessualità non standard a testi come Il diritto al sesso di Amia Srinivasan, ultimamente si discute molto di desiderio e consenso. È anche il tema del romanzo di Lillian Fishman, Servirsi: Gaia Giorgi ne discute con l’autrice

Tutti i corpi si somigliano, ogni corpo è erotico a modo suo: così potremmo apostrofare il contenuto segreto dei nostri telefoni, nel caso ce ne fosse bisogno. La decisione di scattarsi delle foto di nudo di Eve, la protagonista del romanzo di Lillian Fishman, Servirsi, edito per Edizioni E/O (trad. di Silvia Montis), appare sin da subito la più lineare delle scelte: il suo corpo, socialmente definito come attraente, viene ritratto in centinaia di fotografie avide verso qualcosa “Altro” – “come se stesse tentando di sfuggire”, scrive, “dall’inquadratura, per poter raggiungere il suo scopo primario in quanto corpo: fare sesso”.

Lillian Fishman appare sullo schermo del mio computer un caldo giorno di fine giugno, un giorno in cui avremmo dovuto vederci di persona in una torrida Roma, ma il Covid – 19 ha avuto la meglio e dobbiamo limitarci a vedere le nostre facce.

La protagonista del suo romanzo vive a New York, lavora come barista — un lavoro che la soddisfa, checché ne dica il padre imprenditore del Massachusetts —, ha una relazione stabile con una donna, Romi, che incarna gli alti valori che tutti dovremmo desiderare in un partner, se fossimo in un romanzo ottocentesco: è nobile, incline al sacrificio, immune alla bellezza. Lavora come pediatra, nel tempo libero fa volontariato.

Da adolescente, Eve ha eticamente deciso, in un’ottica alla Catherine MacKinnon, di avere relazioni sessuali e non unicamente con donne.

Le foto di nudo di Eve vengono caricate su un portale e una ragazza timida e remissiva, Olivia, la contatta. Le propone un incontro, ma in realtà Olivia sta facendo le veci di Nathan, un uomo, suo amante nonché suo capo. Eve decide di iniziare a frequentarli, infrangendo così gli alti ideali menzionati, sentendo di aver tradito la comunità di cui fa parte.

Fishman problematizza la laicità della protagonista, la quale non segue dettami religiosi ma è parte di una sottocultura che ha dei modi prescrittivi di comportamento, «allo stesso tempo attraente e difficile. Le persone vogliono sapere come comportarsi socialmente e inserirsi in un gruppo che condivide i suoi valori. Ma è faticoso e può essere demoralizzante». La relazione che Eve intraprende con Nathan e Olivia la vede dapprima assumere un’istanza giudicante: come può una donna queer intraprendere una relazione con un uomo dedito a piaceri frivoli, alla sottomissione e a rapporti di potere squilibrati?

Restituisce l’idea di una performatività contemporanea, in cui ciò che dovremmo desiderare è qualcosa di Buono e Giusto e aspirare semplicemente ad esso: Eve analizza incessantemente questo aspetto, giudicando e allo stesso tempo invidiando Olivia, la quale «in quanto persona queer, non si pone queste domande, ma allo stesso tempo non c’è alcun obbligo nei suoi confronti di fargliele.». La teorica femminista Sara Ahmed ha osservato che a volte «la ripetizione di un sentimento positivo diventa opprimente». (Citazione da Katherine Angel, Il sesso che verrà, Blackie Edizioni, 2022); mi sono domandata se sia vero per quanto riguarda ciò che percepisce la protagonista, ovvero l’essere inglobata in un ambiente che necessita e richiede apertura e sincerità — e mai, come in nessun altro ambito, c’è mancanza di sincerità come nel desiderio. Non conosco nessuno che viva il sesso senza sovrastrutture, tutti abbiamo un modello mentale di come dovrebbe essere, e, tentando di riempire quei margini, non pensiamo davvero a cosa vogliamo.

Credo che i commenti e i giudizi di Eve su Nathan e Olivia dal principio della loro relazione siano un tentativo di mettere in ordine qualcosa: dunque, cosa e chi è giusto desiderare? Eve si apre, infine, alla vulnerabilità — il pozzo ritratto nella copertina, l’oscuro e l’ignoto. Lillian analizza il mio quesito: «Credo che Eve abbia un senso molto forte della privacy e della sua importanza. Non per ingannare o mentire, ma credo che, come persona, sia molto attratta dall’avere la privacy che hanno Nathan e Olivia. Ovviamente non dico che le persone gay non possano e non abbiano questa privacy. È solo che lei è parte di una sottocultura in cui c’è qualcosa di un po’ sospettoso in merito. Credo che questo sia dovuto al fatto che storicamente le persone queer hanno dovuto mantenere il segreto sulle loro relazioni. Dati i traumi legati al continuo nascondersi, nella vita queer contemporanea c’è un’enfasi sull’apertura e sull’onestà radicale. Eve, non avendo vissuto in quelle epoche difficili, è naturalmente attratta da quel tipo di privacy».

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