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Disfacimento a bordo mare: la lenta "Erosione" di una famiglia nel nuovo romanzo di Lorenza Pieri

Autore: Carolina Pernigo
Testata: Critica letteraria
Data: 25 luglio 2022
URL: https://www.criticaletteraria.org/2022/07/lorenza-pieri-erosione-edizioni-eo-.html

È Anna, la figlia di mezzo, a voler riportare i due fratelli e la madre malata di Alzheimer nella villa al mare dove hanno trascorso tanti anni felici, in un ultimo ritrovo prima che venga venduta. Il congedo dalla casa ha tutta la malinconia degli addii definitivi, ma porta anche a riemergere con una sottile tensione molti nodi irrisolti. Costruita in un punto liminare, tra la costa e il mare, tra l’acqua e il cielo, la casa è sottoposta a un lento processo di disfacimento che va di pari passo con l’erosione del suolo, della spiaggia. I tornado, gli uragani, le maree e la morte delle persone care, così come la perdita della memoria nelle vecchie generazioni, afflitte dalla malattia, o nelle nuove, già trascinate lontane, verso nuovi lidi, contribuiscono a cancellare ciò che è stato, in una spirale di ineluttabilità. Ecco perché per Anna è importante riportare in vita un rito dell’infanzia, quando prima del trasferimento in villeggiatura mamma Margaret dava a ciascuno dei figli una scatola di legno di cedro, da riempire con il necessario, “imparando l’arte della selezione e a provare la soddisfazione tutta cattolica della rinuncia” (p. 15). Le cose raccontano e si fanno testimoni di quello che gli Amenta, migranti italiani di inizio secolo, sono stati e sono diventati, a partire dal nonno Giovanni, detto Joe, che della casa è stato il pilastro e alla cui morte la nipote, con un pizzico di superstizione, riconduce l’inizio della decadenza. Amava tutto ciò che l’aveva accompagnata nel tempo, per quanto fossero solo cose vecchie e consumate, che non servivano più. Avevano dentro qualcosa di suo. […] Le cose erano custodi di memoria e sentimenti, portavano tracce degli atomi della sua infanzia, della sua adolescenza, i segni invisibili della sua vita, da cui non riusciva a staccarsi. Si sentiva parte di quel tutto, non c’era differenza tra lei e quello che toccava, era tutto fatto di molecole. Materia. (p. 35) La storia di famiglia viene ricostruita attraverso gli oggetti, attraverso un percorso di risalita al passato tangibile, materico, differente per ognuno dei tre fratelli. E infatti tre sono le sezioni in cui si articola il romanzo, ciascuna dedicata a una scatola, a un figlio, la prima e la terza narrate in terza persona, la seconda lasciata invece alla prospettiva interna, intima di Geoff. È proprio a quest’ultimo che è attribuita la definizione più lucida, impietosa del rapporto che li lega, simili e radicalmente differenti come sono al tempo stesso: Povera mamma, tutta questa educazione improntata su Gesù e la disciplina, il sacrificio, il confronto, la punizione e il perdono […] e tre figli nevrotici, ognuno a modo suo. Accomunati solo dalla logorrea e dalla continua autoanalisi ma totalmente lontani dall’esempio di Cristo: il fallito, l’evaporata, il buon cattivo. Certo, a pensarci bene mica siamo poi così lontani da Gesù, messi tutti e tre insieme, uni e trini. (p. 69) (...)