Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

La più recondita...

Autore: Marco Rossari
Testata: D - Repubblica
Data: 10 settembre 2022

Un giorno, forse non troppo lontano, verrà effettuata una mappatura della influenza che un uomo compianto di nome Roberto Bolaño ha avuto sulla letteratura mondiale, partendo dal Sud America, per allargarsi al Nord America e all'Europa e ancora oltre. Il titolo ambizioso di questo romanzo, La più recondita memoria degli uomini, vincitore in Francia del premio Goncourt 2021, viene da uno dei più straordinari paragrafi di uno dei più straordinari romanzi-mondo escogitato da Bolaño e chiamato I detective selvaggi. Quindi il debito è esplicito, idem l'alto proposito di Mohamed Mbougar Sarr: portare lo stile beffeggiatore, ultra-letterario, doloroso dell'autore cileno in Europa, ma soprattutto a ritroso in Africa. Perché Sarr è nato nel 1990 in Senegal e adesso vive in Francia. Il protagonista si chiama Diégane Latyr Faye, è un giovane aspirante scrittore di origine africana e del giovane aspirante scrittore ha tutta l'ingenuità febbrile, il giudizio facile, la spacconeria insicura. Spara frasi roboanti come "Un grande libro parla sempre e soltanto di niente, ma dentro c'è tutto" oppure "Non pensavamo affatto che la letteratura avrebbe salvato il mondo, pensavamo anzi che fosse l'unico modo per non salvarsi dal mondo" o "Cercare la letteratura vuol dire cercare la merda". Bazzica amici scoppiati, sprofonda nei capolavori, cerca di copulare con donne ambigue (ce n'è una famosa perché predilige la posizione dell'"angelo cubista", ma nessuno ha ancora capito in cosa consista). Ha, insomma, sete di assoluto. E l'assoluto arriva, nella forma di un misterioso autore senegalese chiamato T.C. Elimane, autore di un unico libro maledetto e dimenticato, dal temibile titolo Il Labirinto del disumano, edito nel 1938. Dopo le polemiche seguite alla pubblicazione Elimane è scomparso nel nulla, e così il romanzo. "Non si incontra Elimane. Ti appare. Ti attraversa. Ti congela le ossa e ti brucia la pelle. È un'illusione vivente. Ho sentito il suo fiato sulla mia nuca, un fiato venuto fuori dai morti," dice un personaggio. Ammaliato, Diégane si lancia in un'appassionata quest che - attraverso una serie di documenti, falsificazioni, voci, interviste, documenti, incontri - sprofonda nel tempo e nello spazio, nell'Africa colonizzata e nella prima guerra mondiale, nella Shoah e nelle meschinità del mondo editoriale. Non è possibile raccontare la quantità di personaggi che attraversano la strada del protagonista, aprendosi come una serie di scatole cinesi in altri personaggi, mai minori, sempre nitidi, a volte esilaranti, a volte truci, in una sarabanda di fantasmi carnali e di echi letterari, primo fra tutti quello di Rimbaud che accompagna Elimane come un doppio nefasto. Il romanzo non è solo un grande atto d'amore per la letteratura, ne è anche una smentita commossa o un'elegia divertita. Ogni romanzo è plagio, ogni vita è apocrifa. "Ma l'ultima parola non c'è. O, se c'è (...) non appartiene agli uomini." Insieme allo spettro di Bolaño Sarr resuscita anche quello delle grandi storie che riescono a essere avvincenti, politiche, comiche, monumentali.