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Il romanzo delle origini

Autore: Daria Galateria
Testata: La Repubblica - Robinson
Data: 10 settembre 2022

Gli aspiranti scrittori sono amanti mediocri, sostiene un'esuberante nera nel romanzo che ha vinto nel 2021 l'ultimo premio Goncourt, il primo dato a un autore dell'Africa subsahariana, e mai tanto giovane, 37 anni: partner modesti perché mentre fanno l'amore pensano già alla scena che l'esperienza diventerà; ogni colpo di reni è indebolito dalla frase a venire; se si dice qualcosa, pare già di sentire i loro "mormorò lei": "vivono in capitoli", e in generale "guardano le cose come se dietro ci fosse un profondo segreto". L'accusato è il narratore de La più recondita memoria degli uomini, che è in realtà un vigoroso giovane pieno di appetiti, ma effettivamente dedito alla scrittura, e - vale dirlo subito - il romanzo, per 430 pagine (tradotte con brio dallo scrittore Alberto Bracci Testasecca per e/o) ha per argomento la letteratura. Però ("di che parla? La domanda, per i romanzi, è il Male", sostiene l'autore) niente paura: si tratta di una caccia a uno scrittore scomparso, e per via incrocia due guerre mondiali, moti e rivoluzioni, suicidi seriali, magia nera, prostitute, nazisti e editori, l'Africa, il Sudamerica, Parigi e l'Olanda, e ogni tipo di scrittura - lettere, diari, articoli di giornale, racconti incrociati, confessioni, miti, orrori splatter e divertente erotismo, e una sontuosa gamma di personaggi, temi e sentimenti. Il più lesivo è l'esilio. (...)

La caccia che muove il romanzo (e la lettura) è dunque la ricerca di uno scrittore senegalese scomparso, autore di un unico libro di culto: storia di un Re cui una Profezia promette il potere assoluto, ma in cambio deve cedere le ceneri dei vecchi. Il Re accetta e si mette a bruciare gli anziani del suo regno, e usa le ceneri per fertilizzare una foresta, che chiamano Il labirinto del disumano. Uscito nel '38, Il labirinto del disumano è valso al giovane autore il titolo di "Rimbaud negro" (all'epoca si diceva negro); ma poi, accusato di plagio, viene bandito dalla critica, e da allora non se ne ha più traccia. Lo scrittore perseguitato e disperso, Elimane, è forgiato su Yambo Ouologuem, cui il romanzo di Sarr è dedicato. Yambo è stato uno scrittore del Mali, nato nel 1940; il suo romanzo, Il dovere di violenza, (750 anni di storia, dagli imperi precoloniali alla "negraille", la servitù: censurato in Francia, studiato nel mondo) fu in effetti prima incensato, e poi accusato di plagio; e da allora Yambo Ouologuem ha condotto una vita quasi segregata da marabout - insegnante religioso islamico. Il Senegal parla francese da cent'anni: e Sarr, con questo sapientissimo labirinto alla Borges di scritture e riscritture, celebra un fastoso omaggio alla letteratura occidentale. Ma intanto smuove il dramma degli scrittori immigrati, divisi tra "il paese natale e il paese fatale". I grandi romanzi rimuovono da noi, e dalle scritture successive, "il superfluo": è ora di scuotersi dalle urgenze dei lettori africani "avidi di essere rappresentati nonostante siano impresentabili", e i "bianchi" ("diciamo la parola") determinati, in nome del mercato, a divertirsi con "la truculenza naturale degli africani". La più recondita memoria degli uomini è un invito a inventarsi una personale tradizione, a fecondare un proprio immaginario profondo. Benemerite le scuole e le borse di studio francesi! Ma dalle pagine del romanzo di Sarr i personaggi incitano: strappate i brandelli dell'era coloniale, date alle fiamme i vecchiumi, scrivete col petrolio! La fedeltà non vada all'Islam ma anche alla cultura tradizionale, che all'Islam preesiste: qui compare Roog, dio supremo della religione Serer, e i pangol, gli spiriti degli antenati. "Appartengo al continente della scrittura", dichiara Sarr, ma il finale del romanzo racconta tutt'altra storia, più giusta e più inquietante: l'irriducibilità delle origini.