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La mia Africa non ha paura dell'Europa

Autore: Fabio Gambaro
Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 9 settembre 2022

«La letteratura non deve evadere dal mondo, deve mostrarlo». Mohamed Mbougar Sarr nei suoi romanzi riesce a farlo benissimo, tanto che, nel giro di pochi anni, questo scrittore trentaduenne, nato in Senegal e poi trasferitosi in Francia all'età di diciotto anni - si è imposto come l'astro nascente della letteratura africana. Vero prodigio di scrittura, intelligenza e poesia, il suo quarto romanzo, La più recondita memoria degli uomini (edizioni e/o), ha vinto il premio Goncourt ed è in corso di traduzione in tutto il mondo. Ne è protagonista un giovane romanziere che cerca di far luce sul mistero di T.C. Elimane, detto le Rimbaud nègre, uno scrittore scomparso nel nulla dopo aver pubblicato, negli anni Trenta, un romanzo considerato un capolavoro. Opera corale, ricca di storie e voci, l'appassionante romanzo-inchiesta di Mbougar Sarr si muove tra il Senegal e la Francia, Amsterdam e Buenos Aires, inglobando, tra passato e presente, la storia della colonizzazione, quella delle guerre europee e le contraddizioni del nostro presente. Il risultato è un avvincente mosaico in cui è presente anche un'approfondita riflessione su cosa significhi essere uno scrittore africano, quali le sue sfide e quale il suo orizzonte. «Il titolo del romanzo è una citazione da Roberto Bolaño che si presta a molte interpretazioni» spiega lo scrittore, il cui lavoro s'iscrive nel solco della grande tradizione africana di Senghor, Kourouma, Achebe, Yacine o Labou Tansi. «Mi piace pensare che la più recondita memoria degli uomini sia semplicemente quella della letteratura, vale a dire il bisogno di raccontare storie e di interrogare la Storia attraverso la finzione. Ma naturalmente questa memoria è composta anche dalle tracce di una comunità di uomini, la cui esperienza è stata cancellata. Per Bolaño, tutto ciò è destinato a scomparire». Invece nel suo romanzo la memoria resta, innescando passioni, indagi ni e ricerche... «In effetti la storia del misterioso Elimane riesce ad essere trasmessa, sebbene il suo segreto resti in parte irrisolto e interpretabile in diverse maniere. Per il suo personaggio mi sono ispirato alla storia vera dello scrittore maliano Yambo Ouologuem, che è stato allo stesso tempo un prodotto e una vittima della colonizzazione. Del resto la colonizzazione è sempre con temporaneamente assimilazione e alienazione: il colonizzatore vuole assimilare ma non consente che l'assimilato raggiunga il suo stesso livello». (...)