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Le donne selvagge del romanzo giapponese

Autore: Arianna Giorgia Bonazzi
Testata: Rivista Studio
Data: 15 settembre 2022
URL: https://www.rivistastudio.com/scrittrici-giapponesi/

In Italia, è in corso la più grande ondata di nippofilia letteraria dopo quella degli anni Novanta: e/o, Neri Pozza, Marsilio e Sellerio hanno decine di titoli in catalogo, Rizzoli ha da poco inaugurato la collana dedicata Kimochi. Noi lettori svezzati a Banana Yoshimoto e Murakami andiamo ancora pazzi quando leggiamo daikon, shoji e pachinko in lingua originale, e qualche scrittrice scaltra offre perfino corsi online a pagamento sulle festività giapponesi, tra cui l’Hinamatsuri, la festa delle bambine, che oggi però appare più retriva del vituperato otto marzo, con gli espositori di bambole allestiti in casa per allontanare la sfortuna dalle figlie femmine, secondo un’idea non di emancipazione, ma di protezione (una variante kawaii – carina – del non uscire in minigonna). È da questo retroterra tradizionale, affascinante e superato, che partono le scrittrici contemporanee giapponesi, aderendo alla quarta ondata femminista con un bagaglio culturale più esplosivo di noi nipotine delle varie Simone (Beauvoir e Weil).

Mieko Kawakami, moglie di scrittore figo e genialoide in un matrimonio che definisce una “guerra”, è l’autrice di Seni e uova, un tomo di successo mondiale dove la protagonista tenta per quattrocento pagine di riprodursi senza l’aiuto di un maschio. Kawakami dichiara di volersi liberare nella sua narrativa del cliché letterario “dello strano, del carino e del misterioso” e denuncia alla stampa americana che le donne giapponesi non possono acquistare liberamente pillole contraccettive in farmacia, e molte si riferiscono ancora al proprio marito usando il nomignolo affettuoso di shujin: padrone. L’odio per il sesso che, assieme alle difficoltà legali della fecondazione in vitro, spinge la protagonista di Seni e uova a rivolgersi al mercato nero del seme, è un elemento che ritorna anche nelle protagoniste asociali dei romanzi di Sakaya Murata.