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Quanti misteri Piccolo Principe

Autore: Daria Galateria
Testata: Robinson - La Repubblica
Data: 7 gennaio 2023

(...) Michel Bussi, con Codice 612. Chi ha ucciso il Piccolo Principe?, tradotto col consueto brio da Alberto Bracci Testasecca per e/o, applica il suo genio investigativo alla favola più letta nel mondo, il racconto di Saint-Exupéry in cui non è neanche sicuro se ci sia un morto, ma certo sono molti gli arcani. Nel 1943, a New York, l'editrice americana Peggy Hitchcock aveva molto protestato, per il finale del racconto; una fiaba per bambini non deve finire male. Quell'epilogo - Saint-Ex lo leggeva agli amici singhiozzando - e la morte portata dal serpente però forse indicano solo l'addio all'infanzia. Il Piccolo Principe muore per il morso di un serpente, certo. Ma il suo corpo all'alba è introvabile, nel deserto. Forse, il Piccolo Principe non muore: cresce. Sarà volato nel suo pianeta a occuparsi dei vulcani e della sua rosa: fa parte anzi della tradizione del racconto fantastico che l'eroe torni a casa, avendo ritrovato forza e senso nell'aver trionfato in una serie di prove iniziatiche. Philippe Forest, che in Francia è il più profondo romanziere contemporaneo del lutto infantile, ritiene che i due finali siano entrambi veri. Nella sua semplicità la fiaba compone due registri narrativi - fiaba e racconto d'avventura; e i due punti di vista, dell'adulto e del bambino, non sono simmetrici: sono simultanei. È il Piccolo Principe, chiamato a crescere, a arruolare l'Adulto ai principi dell'infanzia; per entrambi, caduti dal cielo, l'avventura serve a trionfare dei falsi valori che promette il mondo adulto. È anche vero però che il racconto morale è contraddetto dall'evidente esperienza sacrificale del bambino. Il disegno finale rappresenta il paesaggio vuoto, desertico, che per Saint-Exupéry è il mondo moderno, con le sue relazioni impossibili o devastate. Quanto assomigliano, ragiona ora Bussi, la fine del Piccolo Principe e quella di Saint-Exupéry. Di entrambi, non si ritrova il corpo, ma solo “la carcassa” (per lo scrittore - pilota, i resti del velivolo, matricola 2734L, scoperti in mare nel 2003 a largo di Marsiglia). E se la fiaba, scritta da un eroe di guerra a un anno dalla morte, fosse un testamento, o addirittura qualcos'altro, ancora più strabiliante, e tutto chiaramente iscritto nel testo? Perché, in un racconto così sorvegliato, Saint-Ex ripete cinque volte la formula: “a mille miglia da qualsiasi luogo abitato”? E come mai il suo aereo è precipitato a 200 chilometri dalla rotta prevista, non lontano però dal castello di famiglia a Agay, che i nazisti raderanno al suolo? Immagina Bussi (ma le coordinate dei luoghi, i riferimenti al testo, le sue prime versioni, le lettere di Saint-Ex, le sue amanti e gli altri aneddoti, i ritrovamenti dell'ultimo volo, tutto è vero) una società di appassionati, il Club 612 (B-612 è il nome dell'asteroide del Piccolo Principe). Il Club incarica un ex-aviatore e una giovanissima investigatrice di svelare il mistero della morte dello scrittore - che appunto assomiglia troppo alla morte del Piccolo Principe (“sarò morto, ma non mi ritroverete”). Di isola in isola, Manhattan, Conchaguïta (El Salvador), nelle Orcadi (Scozia), sull'area artificiale del Faro di Gedda (Arabia saudita), i due investigatori scoprono strane coincidenze della fiaba, e il suo finale, con i capolavori di Agatha Christie (assassinio del narratore e/o assassinio collettivo, come in Roger Akckroyd o nell' Orient-Express ), o con la religione (“disegnami una pecora”, è la prima preghiera del bambino: l'animale destinato al sacrificio per cristiani, ebrei e mussulmani: e cristico è il ritorno al cielo). Ovvero le motivazioni possono essere politiche - è certo singolare che Saint-Ex sia morto nell'ultima missione. Non avverso a Vichy, ostile a de Gaulle, ma amico dei partigiani, Saint-Ex aveva molti nemici - come pensavano due suoi compagni, il generale Odic e il comandante Martin; Saint-Ex doveva cenare con loro in quel fatale 31 luglio del '44. La sera prima, a 44 anni, era tredicesimo e ultimo nell'elenco dei piloti francesi disponibili per un volo di ricognizione; come spiegare che il suo nome sia salito al primo posto? potrebbe aver avuto l'aereo sabotato? È escluso il suicidio; “fuggire, ecco l'importante. Ho una tale voglia di mollare tutti questi imbecilli! Mi licenzio da contemporaneo”, ha scritto Saint-Ex, nel '44, a Nelly de Vogüé, che da sempre lo ama e lo sostiene. E a un mese dalla scomparsa, confessa a un'altra amica di non sognare altro che il silenzio, lontano dalla civiltà del telefono. “Mi è sempre piaciuto il deserto. Non vedi niente. Non senti niente. E tuttavia qualcosa splende in silenzio”: per lui, nessun silenzio è uguale a un altro, ha stilato la lista dei silenzi preferiti. C'è un'isola, a mille miglia da Manhattan, 61°2' di longitudine, e latitudine compresa tra 32°5' e 33°0'' (sono i numeri degli asteroidi visitati dal Piccolo Principe). Nell'arcipelago più isolato dell'Atlantico. Qui abbandoniamo alle sorprese della lettura le mirabolanti interpretazioni di Bussi, che si moltiplicano, attorno all'assunto centrale della fiaba: “l'essenziale è invisibile agli occhi”.