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Il calzolaio sabotava gli stivali dei fascisti

Autore: Ermanno Paccagnini
Testata: Corriere della Sera
Data: 29 gennaio 2023

Accade sempre più spesso: una ricostruzione storica; una letteratura; un'intuizione narrativa. Era avvenuto ad Andrea Molesini con il Il rogo della Repubblica di reinventare sul versante narrativo quanto Salomone G. Radzik aveva ricostruito in Portobuffolè. Succede oggi, con Villa del seminario, a Sacha Naspini, il quale, sulla suggestione di Il muro degli ebrei di Ariel Paggi (anche se non solo), si rifà a un unicum della storia italiana: la villa del seminario di Roccatederighi, di proprietà del vescovo di Grosseto, concessa in affitto per realizzarvi un campo di internamento di ebrei, da lì poi trasferiti a Fossoli e quindi ai lager di sterminio. La villa - luogo di reclusione consueto in Naspini - si dà come luogo centrale d'un racconto che si muove però poi per percorsi autonomi; a partire dall'ambientazione, che vede Naspini recuperare da Le Case del malcontento del 2018 il borgo Le Case (ma pure alcuni personaggi di quel romanzo, come don Lauro e il dottor Salghini), «da sempre un niente sperduto nel niente delle creste»; o, come scriveva nel passato romanzo, «un posto che ti chiude l'anima. Un cuore nero piantato in mezzo al pancione di Maremma», luogo di freddo e di fame come «non si era mai registrato» nei mesi dal novembre 1943 al giugno 1944. E proprio una «anima chiusa» è inizialmente il ciabattino Renato Cappelli, detto René ma irriso con il soprannome di Settebello per quella mano destra che sotto un «tornio. A dodici anni» ha lasciato medio, anulare e mignolo. Un René «né brutto né bello», di anni «cinquanta. Tondi tondi», che ha quale unica amicizia la sartina Anna, di cui e innamorato, ma senza mai il coraggio di dichiararsi dopo la vedovanza di lei; tanto più che ora è pure «una madre ferita a morte» per il figlio partigiano Edoardo, ucciso dai tedeschi, che René sentiva «come un figlioccio». Una Anna che quell'omicidio decide di vendicare facendo propri gli ideali del figlio, sparendo all'improvviso, ma lasciando a René indicazioni per non farlo sapere. (...)