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Sommersi e dannati. Nella Russia di Putin si è corroso il confine tra vittime e carnefici

Autore: Matteo Castellucci
Testata: Linkiesta
Data: 15 febbraio 2023
URL: https://www.linkiesta.it/2023/02/russia-vittime-carnefici-putin-libro/

Il pezzo migliore di Pavel Vladimirovič è quello che non è mai uscito. Il protagonista di Russo no, romanzo di Michail Ševelëv appena pubblicato da e/o dopo aver vinto il Premio Isaac Babel’ ucraino nel 2021, scrive il suo atto d’accusa alla società a cui lui stesso appartiene nel cuore di una notte. La mattina dopo deve trattare la liberazione di un gruppo di ostaggi, sequestrati nella Chiesa dell’Epifania. L’attentatore è una conoscenza sbiadita del suo passato: Vadik, salvato dall’inferno ceceno più per boria che per convinzione umanitaria, poi abbandonato al suo destino.

«Ce lo meritiamo. Non ce la saremo cercata, ma ci meritiamo tutto. Tutto quanto», è l’attacco dell’ultimo articolo di Pavel. Un testamento spirituale fuori tempo massimo, come il discorso allo specchio della “Venticinquesima ora”, tombato nel suo hard disk. Il racconto mescola al presente mediocre i prodromi che l’hanno permesso. La normalizzazione della tragedia fino al suo realizzarsi. Diventa una presa di coscienza di cose che i suoi personaggi (e non solo loro) hanno sempre saputo. Non ci sono sommersi o salvati, solo diversi gradi di colpevolezza.

Il libro si apre con un telegiornale e, in generale, restituisce una retrospettiva autentica del giornalismo russo. «Ho passato più di dieci anni da corrispondente di guerra – spiega Ševelëv a Linkiesta – e come curatore del dipartimento sui conflitti etnici al settimanale Moscow News negli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Ossezia del Sud, Cecenia, Abkhazia, Karabakh e altri posti. L’esperienza è stata indimenticabile». (...)