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Damon Galgut / Dopo l’Apartheid si può semplicemente scrivere?

Autore: Yael Artom
Testata: Pulp Libri
Data: 2 giugno 2023
URL: https://www.pulplibri.it/damon-galgut-dopo-lapartheid-si-puo-semplicemente-scrivere/

L’ipocrisia dei bianchi benpensanti è una delle tematiche più importanti di autori come Nadine Gordimer e J. M. Coetzee, entrambi vincitori del Booker Prize come anche Damon Galgut, che lo ha vinto nel 2021 per il romanzo La Promessa. Sono autori scomodi in una posizione scomoda, inevitabilmente. In un paese dove ammirare una collina può diventare atto politico, come si può scrivere senza che ogni scelta letteraria implichi una scelta politica? Cry, the Beloved Country di Alan Paton, pure con le migliori intenzioni, è finito ad essere considerato una specie di Capanna dello zio Tom sudafricano. Nadine Gordimer, convintamente contro l’apartheid, ha in alcune occasioni scelto narratori neri, attirandosi però accuse di ventriloquismo culturale, di aver fatto pronunciare le proprie opinioni all’Altro, aver preteso di comprenderne la situazione nello stesso momento in cui gli si “ruba” la voce. Quando la scelta stessa di un protagonista, o l’inserimento di una parola in Afrikaans o in Zulu diventano un fatto politico, si può semplicemente scrivere? Forse non è un caso che il protagonista del romanzo di Galgut sia un poeta che vuole scrivere di Bellezza. In un libro pieno di impostori, il vero impostore potrebbe essere colui che pensa che si possa “semplicemente scrivere”.