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Una bugia detta con sincerità

Autore: Emanuela Anechoum
Testata: Il Libraio
Data: 8 gennaio 2024
URL: https://www.illibraio.it/news/dautore/tangerinn-emanuela-anechoum-1447157/

Chi legge il mio libro, Tangerinn, dà per scontato che sia la mia storia, che i pensieri della protagonista siano i miei pensieri. Vogliono l’intimità, l’immediatezza che l’autofiction sa dare in modo così pulito, dove il romanzo è invece una faccenda vischiosa. Capisco la tentazione: faccio anch’io parte di quel pubblico di lettori-spettatori che sembrano cibarsi di storie vere con una fame particolare, ma…”. In occasione dell’uscita del suo primo romanzo, Emanuela Anechoum si racconta su ilLibraio.it

C’è un aneddoto divertente che mio padre racconta spesso, di una sera in cui era solo a Roma, molti anni fa, e venne seguito da due uomini marocchini che, parlando tra loro, si stavano mettendo d’accordo per derubarlo. Lui aveva aspettato un po’, poi si era girato e, sempre in marocchino, aveva detto: ‘Chi volete fregare?’ I due erano scoppiati a ridere e avevano esclamato una cosa tipo: ‘Fratello! Vestito così sembri un italiano’.

Per anni ho raccontato questa stessa storia, ma quando la raccontavo io suonava così: eravamo a Napoli, io, mio padre e mia sorella, e stavamo camminando mano nella mano con mio padre al centro. Mio padre aveva sentito i due ceffi parlottare in marocchino, e ci aveva detto: ‘al mio tre correte più veloce che potete: uno, due, tre…’ e poi si era girato ad affrontare il pericolo mentre io e mia sorella facevamo a gara a chi correva più veloce. È una di quelle storie che piacciono a tutti, perché tengono in equilibrio vari punti fermi sui quali la gente ama essere rassicurata: i marocchini sono per lo più un po’ delinquenti, però alcuni sono pure buoni; mio padre è più italiano che marocchino; il cameratismo di chi viene dallo stesso posto e quindi si capisce al volo.

Se ci penso ricordo tutto di quella scena: il cuore che mi batte in gola, i ciottoli della via stretta, il lampione alla fine della strada che emanava una luce molto gialla, e poi girarmi e vedere mio padre che abbracciava i due uomini, più bassi di lui. Questo ricordo che ho è vero, nel senso che me lo ricordo veramente, ma è anche falso, perché chiaramente non è successo. A un certo punto, negli anni, avevo deciso che quel ricordo doveva essere mio, e me ne ero appropriata. Ho scoperto solo recentemente che non era affatto così, che lì io non c’ero. Non ci sono rimasta male: non mi importa granché della realtà delle cose. (...)