Il caso che Gerri Esposito segue è un’indagine dura, un’indagine che si scontra contro i poteri forti della città di Bari, ma è anche un’indagine che lo spinge a non mollare e a non abbandonare la presa, perché spesso non sono solo i morti ammazzati quelli che hanno bisogno di giustizia. A volte anche i vivi ai quali quegli stessi morti hanno procurato dolore e sofferenza la reclamano.
“Forse è così che si diventa uomini” non è solo un bel noir, ma anche un romanzo di denuncia che fa sue alcune delle tematiche che hanno scosso negli ultimi anni l’immagine della chiesa cattolica. La lingua è scorrevole e l’uso del dialetto, ben dosato, non infastidisce chi non è pugliese.
Più di tutto, però, del romanzo ho amato l’ambientazione, la chiesa rupestre di Santa Candida con il suo severo Cristo bizantino che sta a ricordarci che l’Italia è stata abitata da decine di popoli diversi, che i nostri geni sono profondamente mescolati, e forse è proprio per questo che abbiamo prodotto, nei secoli, una grande cultura e opere artistiche indimenticabili.