Come funzionano i meccanismi del suo processo creativo: sboccia prima la trama o il personaggio? «In realtà è nato prima il personaggio, anche se per me la trama e il personaggio sono strettamente legate perché è come se fosse direttamente lui a raccontarmi la sua storia: Gerri è nato probabilmente da alcune suggestioni che ho vissuto quando lavoravo sui cantieri dell'alta velocità, a Roma. Come archeologa seguivo quei lavori, a ridosso dei campi Rom: ricordo che i ragazzini si fermavano sul cantiere quando rientravano da scuola, passavano da noi, chiacchieravano. Sono rimasta affascinata da loro e forse è stato lì che è nato l'ispettore Esposito. Poi natuGiorgia Lepore e (sopra) la copertina del suo ultimo libro edito da E/o ralmente tutte le sue vicende sono intrise dell'attualità più cruda, quella che mi ha più colpita». Il paesaggio, il territorio sono anch'essi dei personaggi, respirano, cambiano colori e atmosfere. «È vero, al riguardo c'è una cura particolare. Dipende dal legame che ho con la mia terra, sicuramente, e dipende dalla mia formazione. Il lavoro archeologico ti mette nella condizione di "sentire" il territorio, io ho passato settimane intere a vagare in mezzo alle campagne per fare ricognizioni. Nel mio ultimo romanzo Forse è così che si diventa uomini tutto è ambientato in una chiesa rupestre, ho lavorato a lungo su quell'architettura, sono luoghi che conosco, che ho respirato, sono vivi».