Addio, bella crudeltà è il romanzo d’esordio di Riccardo Meozzi – che però ha pubblicato qua e là qualche racconto – e, come buona parte dei romanzi italiani, parla d’amore. Non tra Lidia e l’uomo del primo capitolo, bensì tra Lidia e Giovanni, il ragazzo con cui Lidia ha passato due anni abbondanti della sua vita. Senza timore di spoiler dunque, si può dire che Addio, bella crudeltà è, più che un romanzo sull’amore, un romanzo sull’amore che finisce, una relazione senza speranza, come lo stesso Meozzi onestamente ha ammesso. Aggiungendo poi che inizialmente il libro doveva mostrare uno sbilanciamento di potere e poi è arrivato il “colpo di genio”, cioè narrare in parallelo due archi temporali differenti. L’inizio della relazione tra Lidia e Giovanni, in cui la sudditanza della prima e la brutalità di quest’ultimo la fanno da padrone; e la loro relazione sul finale, dove sono dipinte l’abnegazione di Lidia e la dipendenza che Giovanni ha nei suoi confronti. Per questo motivo, ma anche per la potenza e la delicatezza dei dialoghi, per il senso di realtà che emerge, Addio, bella crudeltà sembra l’opera matura di uno scrittore navigato piuttosto che il romanzo d’esordio di un classe 1994.