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IL FEBBRILE SCINTILLIO DEL CONSUMISMO

Autore: Lara Ricci
Testata: Il Sole 24 Ore - Domenica
Data: 6 luglio 2025

«Non identificarti con quello che ti hanno fatto subire» dice lo nganga - il medico tradizionale, lo "stregone" - all'amico d'infanzia, Zacharias, quando va a chiedergli aiuto, cercando di sciogliere così il nodo che segnerà una famiglia per tre generazioni. Il sogno del pescatore , quinto romanzo della scrittrice camerunese francofona Hemley Boum, è l'appassionante storia di una perdita dell'innocenza le cui conseguenze si tramandano dai genitori ai figli, dai figli ai nipoti. Il pescatore, Zacharias, vive in una casetta alla foce di un fiume che si getta nell'Atlantico con una moglie amatissima e due figlie. Il pesce che si procura con la sua canoa scavata in un pezzo unico di padouk, un legno che non marcisce, i vegetali che la moglie coltiva, sono scambiati con altri beni all'interno della comunità di ndowe , i popoli dell'acqua, di cui fanno parte, e di altro non pare esserci bisogno. La vita, la felicità, sembrano scontati «quanto i battiti del cuore che non sentiva». Tutti al villaggio sanno però che si devono tenere ben lontani dal pericoloso tratto di mare dove l'acqua dolce incontra quella salata, specialmente durante la stagione delle piogge. A turbare l'equilibrio millenario arriva un giorno la "modernità" all'occidentale, nella forma di una cooperativa di pescatori, con annesso un emporio che vende a credito prodotti di cui nessuno prima aveva sentito il bisogno. Si insinua nella società tradizionale come l'acqua del fiume in quella del mare, e inizia a generare effetti non dissimili dalle turbolenze mortali che queste due producono nell'incontrarsi. Il mosaico che componeva vita umana, animale, vegetale e il paesaggio, si rompe in mille pezzi. A partire dai suoi costituenti fondamentali, in questo caso la famiglia di Zacharias che, a differenza della moglie, si lascia incantare dal luccichio del consumismo, divenendo vittima dell'inganno e della violenza di cui questo è connaturato. Essere vittima, come spiegano le illuminanti parole dello stregone, comporta un duplice dramma. Oltre al trauma c'è la prigionia insita nella stessa condizione di vittima: il trauma infatti si infiltra in profondità nella percezione che gli altri hanno di chi è stato colpito, e soprattutto in quella che l'individuo ha di sé stesso. Incapace di venirne a capo, lo contamina, lo sovrasta, lo domina. Si ritrova ingabbiato nella stigmatizzazione, nella solitudine, nella perdita di sé e degli altri. (...)