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Intervista: Matteo Strukul

Autore: Gianfranco Montemurro
Testata: F052
Data: 8 dicembre 2011

Autore de “La ballata di Mila”, atipico romanzo pulp ambientato nelle pianeggianti distese padane, nonché cofondatore del progetto letterario online “Sugarpulp”, Matteo Strukul scrive una pagina importante nell’ambito della letteratura italiana, ponendosi come punto di incontro ideale tra la tradizione americana e quella italiana e confezionando una storia di vendetta immersa nelle nebbiose atmosfere del territorio veneto, immortalato dalla vena creativa di Strukul e sospeso in un clima di violenza perpetua. Una ballata di sangue, cupa e cinica come un fumetto di Warren Ellis. Pop e vivace come un film di Seijun Suzuki. Intervallata da picchi di comicità degni della migliore narrativa pulp. Ce ne parla, nell’intervista che segue, proprio il suo autore, raccontandoci la genesi del romanzo e parlandoci delle sue passioni, delle influenze e anche dei progetti futuri.

Come nasce il Matteo Strukul scrittore di noir?
Anzitutto grazie Gianfranco e grazie Codici Culturali per lo spazio, davvero. Boh, io nasco attraverso molte letture: cito in ordine sparso Mickey Spillane, Chester Himes, Jean Claude Izzo, Raymond Chandler, James M. Caine, James Ellroy, Charles Willeford, Don Winslow, Joe R. Lansdale, Walter Mosley, Ed McBain, Derek Raymond, David Peace, Alan D. Altieri, Alan Moore, Frank Miller, Greg Rucka, Harry Crews, Jason Starr, Warren Ellis, Robert Kirkman, Allan Guthrie, Stuart McBride, Dennis Lehane, Michael Connelly, James Sallis, Caleb Carr, Linwood Barclay, Daniel Woodrell e per chiudere un elenco che potrebbe continuare, per altre cinquanta righe almeno, Victor Gischler, Tim Willocks e Massimo Carlotto che considero la mia personale sacra trimurti del nero, nel senso che i loro libri per me sono manuali, da leggere e rileggere, da dare a memoria, da imparare e tenere sotto il braccio come breviari, da riscrivere dopo averne letto le pagine proprio come faceva Stevenson per acquisire l'a b c di uno stile. Insomma, ognuno ha le sue manie e questo è l'unico modo che conosco per provare a diventare uno scrittore, un giorno.

Parlaci della genesi de “La ballata di Mila”
Volevo un personaggio forte e destabilizzante. Lo volevo anche con una sua fragilità e pieno di contraddizioni. Mila è un angelo precipitato all’inferno e deve diventare un demone se vuole sopravvivere: questo è il senso della storia. E un diavolo lo diventa sul serio e alla fine credo che continuerà su questa china, in questa progressiva discesa all’inferno per arrivare davanti a Lucifero e sputargli in faccia per poi magari tornare indietro. Volevo una donna, una valchiria, una guerriera, volevo un personaggio in grado di urlare la rabbia ma che, in caso, sapesse anche ridere di se stessa e non prendersi troppo sul serio. E poi volevo sangue e tormento, vendetta e tortura. Credo che il prossimo romanzo sarà ancora più cupo e, per certi aspetti, più violento di questo.

Leggendolo, il mio pensiero è volato direttamente verso opere come “Anche i poeti uccidono” di Victor Gischler e “Con tanta benzina in vena”, scritto da Warren Ellis, ma anche a molta letteratura di Don Winslow, capace di fondere il realismo delle ambientazioni con personaggi di pura fantasia. Non trovi?
Be’ quello che dici mi onora moltissimo. Guarda Gischler e Ellis sono due influenze enormi per quanto mi riguarda ma anche Garth Ennis non scherza. Don Winslow? Certo! E anche T. Jefferson Parker e Buddy Giovinazzo e poi ripeto Massimo Carlotto e Alan D. Altieri.

 La protagonista del tuo romanzo nutre un certo rancore nei confronti del sistema giudiziario italiano. Si tratta di un semplice ingrediente inserito nella storia oppure di un attacco frontale nei confronti di questa istituzione?
Niente di così maledettamente serio. Diciamo che è un elemento della narrazione, anche se è un fatto che fra indulto, condizionale e funzione rieducativa della pena i veri delitti in Italia non li sconta più nessuno in galera. Mah! Personalmente ho lavorato per un po’ in uno studio legale occupandomi di diritto penale… Mi è bastato. La sensazione è che il sistema giustizia abbia parecchi problemi ma non è certo l’unica cosa che funziona male in Italia.

Alcuni dei personaggi, nel romanzo, sono profondamente legati all’immaginario dei fumetti targati Bonelli. In più, visitando il tuo sito ufficiale, si viene a conoscenza di una tua collaborazione (in corso) con il fumettista Alessandro Vitti. Quanto il mondo del fumetto ha influenzato il tuo lavoro? E, soprattutto, puoi dirci qualcosa in più sul tuo nuovo progetto?
Dunque il fumetto mi ha influenzato e mi influenza tantissimo, credo di aver menzionato qua e là parecchi maestri di comics. Per citare almeno due grandi sceneggiatori italiani metto subito giù i nomi di Tito Faraci e Pasquale Ruju, amo i fumetti Bonelli e Marvel e DC e Image e BD e una marea di altra roba. Con Alessandro Vitti è partita una collaborazione che ci porterà a presentare a Mantova Comics una nuova avventura di Mila aka Red Dread, quindi lettori preparatevi, arriva un nuovo capitolo della saga di Mila. La graphic novel uscirà per l’editore indipendente Lateral Publish e abbiamo già buone prospettive sul mercato americano e francese. Sarà una storia estrema ai limiti dell’horror: come mescolare “The Texas Chainsaw Massacre” di Marcus Nispel con “The Devils Rejects” di Rob Zombie. Ale è un mostro di bravura, una star del fumetto: ha lavorato per Marvel, Bonelli, Soleil, Top Cow. Quello che ho visto mi ha veramente impressionato, la mia storia è, credo, piuttosto arrabbiata, quindi immagino ci sarà da divertirsi. Almeno lo spero. Insomma un horror sul Delta del Po con pestaggi, katane e bluesman diabolici. Ma se il fumetto andrà bene come spero, il merito sarà tutto di Ale e delle sue tavole clamorose.

Il soggetto ben si presta per l’adattamento cinematografico. Ci hai mai pensato?
Certo. Diciamo che ho parecchie idee. Quello che spero è che Mila possa attraversare i linguaggi narrativi: romanzi, graphic novel, videogame, e magari anche film, magari, io sono qua, produttori volete contattarmi? Ecco la mia mail: matteostrukul@yahoo.it, vi prego scrivetemi ah ah ah. In Italia vedrei bene Federico Zampaglione – il suo “Shadow” è una figata pazzesca – o i Manetti Bros di “Piano 17” però anche Buddy Giovinazzo è un grandissimo. Stiamo a vedere che succede. Per ora Mila ha portato a casa un romanzo e presto una graphic novel, per ora punterei al videogame ma ripeto se c’è un produttore che ha voglia di fare del sano action italiano con qualche bella attrice pronta a menar le mani… Stefania Rocca? Asia Argento? Kasia Smutniak? Antje Traue? Ehi, qualcuno batta un colpo!

E tu cosa ami vedere al cinema?
Mmm: ti sparo un po’ di titoli più o meno recenti. “Machete” di Robert Rodriguez, “Pandorum” di Christian Alvart, “Life is hot in Cracktown” di Buddy Giovinazzo, “Centurion” e “Doomsday” di Neil Marshall, “Blackdeath” di Christopher Smith, “The Midnight Meat Train” di Riuhey Kitamura, “Smokin’ Aces” di Joe Carnahan, “Rock’n’Rolla” di Guy Ritchie, “300”, “Watchmen” e “Sucker Punch” di Zack Snyder… Dopo di che Sam Peckinpah e Sergio Leone non li batte nessuno, mi pare chiaro.
 E’ di pochi giorni la notizia secondo la quale il tuo romanzo è stato candidato nell'ambito del premio Scerbanenco. Penso che l’eventuale vittoria sdoganerebbe finalmente a livello nazionale un certo tipo di letteratura, quella che tu e i ragazzi di Sugarpulp sviscerate negli splendidi racconti presenti sul sito e che ridesterebbe interesse nell’intorpidito panorama italiano. Cosa ne pensi?
Guarda, mi hanno appena fatto fuori. Quarto per i lettori e “bastonato” dalla Giuria tecnica, ma è la stessa Giuria che ha selezionato il mio libro fra i best 15 dell’anno, quindi voglio solo ringraziare, e tanto, i Giurati, davvero. E i miei amati lettori che mi hanno dato 65 voti, mica scherzi. In cinquina sono andate cinque firme del crime/thriller italiano indiscutibili, che stanno vendendo molto bene e hanno scritto romanzi affascinanti, quindi chi sono io per dire che non hanno fatto bene a giudicarli i migliori? Nessuno. Quello che voglio fare è scrivere altri buoni romanzi e riprovarci, magari la prossima volta andrà meglio eh eh… e comunque finire fra i 15 semifinalisti al primo romanzo è stata una gran bella soddisfazione, credimi.