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massacri italiani in etiopia da “nessuno da solo” di veit heinichen

Testata: letturepirata
Data: 10 novembre 2011

Lungo la strada Miriam gli domandò se nel suo impressionante archivio ci fossero anche foto della guerra d’Abissinia. “Ma certo. Ma allora no è stata attenta alla mia presentazione?” Si bloccò per un istante e afferrò Miriam per il braccio- “Ho detto che qua dentro non manca nulla. prenda un appuntamento con la mia collaboratrice, può dare un’occhiata a quella sezione quando vuole. Le do subito qualche informazione. Riprese della guerra aerea. Axum, Dessiè, la battaglia del Tembien, Mai Ceu. E sopratutto l’attacco subito nel 1934 dalle nostre truppe da parte dell’esercito del negus a Ual Ual. Una vergognosa aggressione degli etiopi agli àscari, i nostri alleati nella colonia. Da lì si sono scatenate le crudeltà Quelli della sinistra non parlano mai di queste cose, Revisionisti. Miriam si morse la lingua. Conosceva bene la storia del suo paese. I crudeli attacchi col gas tossico da parte degli italiani avevano mietuto, fino al 1941 , settecentocinquantamila vittime tra i civili e quasi trecentomila tra i soldati etiopi. Gli italiani avevano dato inizio ad una fallimentare aggressione dell’Etiopia già nel 1882, ma nel 1935 avevano messo assieme il più grande esercito occidentale sul continente africano, trecentotrentamila uomini, per realizzare la follia espansionistica di Mussolini, deciso a dar vita ad un secondo impero romano. le truppe fasciste trucidarono la popolazione, un massacrò seguì l’altro, e dopo quella guerra, gli attacchi aerei con l’impiego di gas tossici si ripeterono Soltanto durante il conflitto tra Iran e Iraq , quarantacinque anni più tardi, nel 1983. Suo nonno era andato contro ogni disposizione innamorandosi della nonna di Miriam. Avere rapporti con le africane era severamente proibito. Aveva rischiati parecchio.  ”A coloro che pretenderebbero di fermarci con carte o parole, noi risponderemo con il motto eroico delle prime squadre d’azione e andremo conteo chiunque, di qualsiasi colore, tentasse di traversarci la strada” aveva proclamato Mussolini nel discorso di Eboli del 1935, ottenendo il benestare della chiesa. La testimonianza di un rappresentante della croce rossa internazionale parlava chiaro: “Ovunque ci sono feriti. A migliaia. Sui piedi, sugli arti smunti vedo orribili ustioni sanguinanti. La vita sta abbandonando i loro corpi contaminati dai gas mostarda. Nel 1941, quando gli inglesi, uniti ai contingenti di etiopi di ritorno dall’esilio. avevano finalmente sconfitto gli italiani, il nonno di Miriam si era nascosto. Non voleva tornare in Italia ed era rimasto nella terra in cui, trentun anni dopo, poco prima del suo cinquantaquattresimo compleanno era morto di malaria e tubercolosi. Miriam soppesò per qualche istante l’idea di mettere il suo interlocutore di fronte ai dati dei crimini di guerra. Era evidente che Raffaele Raccaro faceva parte di quel gruppo di persone che da anni lavorava alla riscrittura della storia. Era sufficiente a credere alle bugie raccontare dai revanscisti, in cui questi si raccontavano come vittime. Le dichiarazione dei testimoni dell’epoca e il lavoro degli storici veniva semplicemente annullato.