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Piccolo dizionario del malaffare

Autore: Roberta Paraggio
Testata: Statoquotidiano
Data: 28 gennaio 2012

Ci sono libri che hanno incipit indimenticabili, altri che decollano dopo 120 pagine, altri ancora che il volo non lo prendono mai. Poi ci sono quelli che già dalla copertina preannunciano interessanti letture. “Lupi di fronte al mare” di Carlo Mazza (edito da E/ O) è uno di questi.

4 uomini dal dress-code in olezzo di mafia (un ingessatissimo gessato), scrutano da una distanza indefinibile una Bari dallo sfondo verde anice, verde bile, verde acido. Una Bari-isola, sospesa nel vuoto, scontornata, su cui svetta il campanile del santo protettore, un brandello di santità in una spessa caligine. Una città paradigma di un sud sudaticcio e greve, dove la prepotenza di quartiere si è evoluta in mafia ed intrallazzo, in un fatale destino di roboante meridionalismo e pugliesità.

A nuotare a larghe bracciate intorno a questo triste atollo c’è il capitano dei carabinieri Antonio Bosdaves, niente macchiette alla Salvo Montalbano, niente barzellette in caserma, lui è un barese nato a Trieste, distaccato e assorto. Gli galleggia intorno, con la corda già mezza stretta attorno al collo, tutto il carrozzone dell’elite corrotta e implicata nei peggiori affari. Il consiglio di amministrazione della Banca Normanno, uno stimato professore ucciso a pedate, e, come se non bastasse, il POSME, acronimo di Polo Sanitario Meridionale, serbatoio senza fondo di voti di scambio, assunzioni di favore, e fonte inesauribile di mazzette e magagne di ogni tipo. Personaggi volgari, che lo spicciolo (si fa per dire) ha reso ancora più arroganti, avidi e arraffoni. Gentaglia a cui la certezza dell’impunità ha tolto anche l’ultimo dei pudori.

Banchieri, politici, politicanti, autisti, portaborse, delinquenti più comuni dai soprannomi estrosi, Tarzan, Varrechine, Cikkeciakke, con i loro suv dai cerchioni lucidati e ostentati, con il loro eloquio che ancora tradisce la provenienza da casermoni con gli allacci abusivi, e, la loro attitudine agli affari minori, quelli da strada, l’estorsione, le puttane straniere, le scommesse clandestine sulle lotte coi pitbull. La loro mano proietta un’ombra inquietante sulla città, e strozza con dita scivolose che prima o poi manderanno tutti in apnea.

Bosdaves conduce un’indagine che ha i tempi del romanzo, in cui ogni mistero viene svelato all’inizio, e, nonostante questo la tensione narrativa riesce a restare tale fino alla fine. Questo romanzo è come un piccolo dizionario dello sragionamento malavitoso, che ha per lemmi il potere e il suo offuscamento, la violenza e le sue evoluzioni. E, soprattutto, una adesione alla realtà tanto calzante quanto sconfortante.