Il titolo è dei più misteriosi e meno
accattivanti, Leleganza del riccio:
eppure il secondo romanzo
di Muriel Barbery, francese, 38
anni, docente di filosofia, è tra i
più esilaranti e straordinari degli ultimi
anni.
Luogo: un palazzo elegante in una
delle vie più eleganti di Parigi, abitato
da otto famiglie facoltose. Personaggi:
Paloma, ragazzina dodicenne di superdotata
intelligenza, figlia di un importante
deputato ed ex ministro, di famiglia snob,
che progetta il suicidio al compimento
del 13° anno. Renée, portinaia del lussuoso
caseggiato, 54 anni, che così si
descrive: Sono vedova, bassa, brutta,
grassotella, ho i calli ai piedi e se penso
a certe mattine autolesionistiche, lalito
di un mammut.
Cosa hanno in comune
la ricca ragazzina e la miseranda portinaia,
oltre a vivere a livelli ben diversi
nello stesso lussuoso caseggiato? Tutte
due interpretano perfettamente il ruolo
che viene loro richiesto, adolescente mediocre
uguale a tutte le altre, portinaia
incolta e un po tonta che incarna ogni
pregiudizio sociale sulla sua condizione.
Tutte due per vivere felici e non integrarsi
agli altri, nascondono la loro raffinatezza
di pensiero, la loro erudizione.
Paloma
detesta della sorella maggiore la cultura
fredda e banale, della madre quella prevedibile
e inutile. Renée per non destare
sospetti fa finta di guardare la fiction televisiva,
in realtà ascolta Mahler, il suo
gatto si chiama Lev da Tolstoi, va pazza
per i film di Ozu e tra sé e sé confuta la
fenomenologia di Husserl e rabbrividisce
a ogni strafalcione grammaticale dei
suoi ricchi e laureati inquilini, che non la
vedono, non la salutano e si rivolgono a
lei sprezzanti solo per incombenze servili.
Ma lei ciabattando e apparentemente di
malumore, come richiede il suo ruolo, li
giudica in silenzio, a uno a uno, nelle loro
meschinerie e presunzioni. Sarà un nuovo
inquilino che occuperà lappartamento di
un odioso critico gastronomico defunto,
a smascherarla: un giapponese finissimo
dal cognome fatale, Ozu come il grande
cineasta, che conosce il concetto di
wabi, che vuol dire forma nascosta del
bello, qualità di raffinatezza mascherata
di rusticità.
Muriel Barbery dedica il romanzo
allamato marito Stéphane, sociologo,
con cui dice di averlo scritto: vivono
in un paesino vicino a Bayeux, detestano
la notorietà. E se il primo romanzo, Una
golosità, pubblicato da Garzanti, non ha
fatto scalpore, questo in Francia ha venduto
quasi mezzo milione di copie. Renée
e Paloma riescono a contrabbandare la
massima erudizione, le letture colte, il cinema
di élite, le teorie filosofiche, senza la
minima pedanteria, senza che il lettore se
ne accorga, divertendolo sommamente.