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L'eleganza del riccio

Autore: Alice Ungaro
Testata: 4four
Data: 2 settembre 2009

Il romanzo di Muriel Barbery primo in tutte le classifiche di vendita

Siamo a Parigi, in rue de Grenelle numero 7. In un palazzo signorile con otto appartamenti tutti abitati da gente di profilo alto-borghese. In uno di questi, abita Paloma, dodicenne dalla mente ultra-brillante che ha deciso di suicidarsi. Fino al giorno fatidico, che non a caso coincide con il suo tredicesimo compleanno, continuerà a recitare la parte della ragazzina mediocre, infarcita di cultura pop-adolescenziale. Portinaia del palazzo, è Renée, vedova di cinquantaquattro anni, apparentemente del tutto conforme al ruolo che il destino le ha assegnato, ma in realtà studia Husserl, ascolta Purcell, cita Kant... Due facce della stessa medaglia, due esseri speciali che fanno di tutto per dissimularsi nella società consumistico-borghese nella quale vivono. L'arrivo nel palazzo di Monsieur Ozu, che non a caso ha lo stesso nome del regista preferito di Renée, stravolgerà le loro esistenze e le porterà a riconsiderare il loro piano di vita, regalando loro attimi di intensa amicizia e complicità. Il romanzo di Muriel Barbery, docente di Filosofia, è narrato in prima persona da entrambe le protagoniste, come una sorta di diario, alternandone le voci e donando ogni volta un punto di vista diverso sulle vicende, sia quello fintamente cinico e disincantato di Paloma che quello ironico e umoristicamente sornione di Madame Michel. “Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante”.

Il mondo di rue de Grenelle e sopratutto della sua guardiola investe il lettore sin da queste prime righe e dal quel momento in poi, la storia scorre pagina dopo pagina senza che si abbia la voglia di interromperla, ancor più vero all'entrata in scena di Monsieur Ozu, l'uomo che tutte le donne dovrebbero incontrare almeno una volta nella vita. Ma se la storia è ben calibrata, a dare la cifra del romanzo sono dialoghi come questo: "Non mi hanno riconosciuta" dice Renée a Ozu. "È perché non l'hanno mai vista (…). Io la riconoscerei sempre e comunque" . Dalle parole di Paloma, Madame Michel ha in sé l'eleganza del riccio: “...fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti". Renée è l' antieroina per eccellenza, porta in sé il mondo come dovrebbe essere, la sua cultura non è accademica e lo stesso fatto che sia un'autodidatta le dà un occhio privilegiato su ciò che la circonda. Il suo, è il personaggio più costruito ed è dannatamente credibile, pur pescato tra quella fetta di società a cui difficilmente è data un'occasione di riscatto culturale. A confronto, Paloma appare più sfocata nel suo corpo da ragazzina con pretese mentali da adulta, perché anche quando l'intelligenza raggiunge livelli eccelsi, deve poi scontrarsi con un'emotività che necessariamente ( e per fortuna) va di pari passo con gli anni e l'esperienza. In effetti è poi lei a strappare le lacrime più intense quando la immaginiamo, grazie ad una scrittura che oserei definire cinematografica, stringere la mano di Monsieur Ozu.