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Un nuovo caso editoriale: Viola Di Grado

Autore: Chicca Gagliardo
Testata: Ho un libro in testa
Data: 14 gennaio 2011

Per la serie "assaggiamo i libri", vorrei farvi assaporare l'incipit del romanzo di una delle esordienti più originali e spiazzanti del 2011: Settanta acrilico trenta lana di Viola Di Grado (edizioni e/o).
 
Su questo caso, torneremo. Due parole intanto sull'autrice: Viola è nata a Catania, ha 23 anni, ha vissuto a lungo tra Cina e Giappone, ora è a Londra per specializzarsi in filosofie e religioni cinesi e giapponesi. Di lei la casa editrice dice: "dark come Amélie Nothomb, provocante come Elena Ferrante". La sua trama ci porta in Inghilterra, a Leeds, in una tetra casa, accanto al cimitero. Protagonista, il rapporto morboso tra Camelia, che traduce manuali di istruzioni per lavatrici, si veste con abiti tagliuzzati, e la madre Livia che fotografa ossessivamente buchi di ogni genere, cercandoli nei muri, nei tavoli, nelle tende. Tra note di silenzio ghiacciato e ritmi alla Björk.
Ed ecco l'incipit (che nel mondo editoriale viene già citato come se fosse una canzone):
 
Un giorno era ancora dicembre. Specialmente a Leeds, dove l'inverno è cominciato da così tanto tempo che nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c'era prima.
 
Nota La passione della madre di Camelia vi sembra strana? In realtà dentro i buchi si può nascondere la Filosofia, con la effe maiuscola. Provate a dare un occhio al libro Buchi e altre superficialità di Roberto Casati e Achille Varzi (Garzanti). Qui c'è la descrizione:
Noi tutti parliamo di buchi, li contiamo, li descriviamo e li misuriamo. I buchi potrebbero sembrare oggetti veri e propri: come una pietra o una macchia d'olio. Eppure non appena proviamo a dare una definizione precisa di buco, ci perdiamo nel dubbio e nei paradossi: forse perché evochiamo l'idea di assenza, di vuoto, di nulla. Un concetto che sembrava semplice, che usiamo quotidianamente senza imbarazzo, diventa elusivo, sfuggente, ambiguo. "Buchi e altre superficilità" è un tentativo di prendere sul serio, analizzare e catalogare i diversi tipi di buco. Gli autori utilizzano strumenti di filosofia della percezione, deometria, logica e topologia, ma anche linguistica e letteratura. Un esperimento epistemologico che dimostra come l'esperienza e il linguaggio quotidiani si trasformino quando diventano oggetto di un'indagine filosofica e di una formalizzazione scientifica.