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Settanta acrilico trenta lana - Viola Di Grado

Autore: Francesco Lubian
Testata: Sherwood
Data: 26 luglio 2011

I giudizi entusiasti dei critici (Paccagnini, Ferroni etc.) sulla quarta di copertina lasciano poco spazio ai dubbi: l’esordio letterario di Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana (e/o 2011), fresca vincitrice del Campiello sezione Opera prima e adesso in corsa per il Premio Strega, è già un evento per la narrativa italiana.
A contribuire al clima di entusiasmo è sicuramente anche la personalità dell’autrice, giovanissima (ha solo ventitré anni) e dal look vagamente goth, il che non guasta in fase di promozione.
E anche se (come, sono costretto ad ammettere, nel mio caso) si parte leggermente prevenuti, temendo di trovarsi davanti all’ennesimo caso editoriale preparato a tavolino da editor e addetti stampa, il romanzo di Viola Di Grado non può non lasciare impressionato il lettore: per la storia, una sorta di romanzo nero impregnato di delirio, ma soprattutto per come la scrittrice esordiente usa lo strumento linguistico, torcendolo verso un’espressività che non ha davvero simili nel panorama attuale.
La storia di Camelia, studentessa italiana a Leeds la quale reagisce alla morte del padre fedifrago con l’afasia e l’autopunizione, salvo sperare in un’impossibile storia d’amore con il mite Wen, gestore di un negozio di abbigliamento cinese che vorrebbe insegnarle la sua lingua, è raccontata dall’autrice con una potenza davvero travolgente.
Una vera e propria scrittura della crudeltà, quella di Viola, sadomasochistica direi, che ben si presta al racconto di una storia familiare e affettiva dove la speranza non brilla che per pochi istanti, come il sole su Leeds d’inverno. E se a volte alcune immagini possono sembrare gratuite (i tramonti che sembrano “petti di pollo”) le metafore ricorrenti che innervano il romanzo (le parole come vomito, i buchi sui vestiti, nelle foto e dentro i cuori, i tagli negli abiti e sulla pelle della protagonista) conferiscono al romanzo un’atmosfera che è difficile dimenticare.
Settanta acrilico trenta lana è una lettura, quindi, davvero consigliata, e un’esordio sotto ottimi auspici.