Sei anni fa Massimo Carlotto ha scritto La verità dell'Alligatore, il primo di una serie di gialli hard boiled che hanno per protagonista un detective ex cantante di blues ed ex carcerato, appassionato bevitore di calvados.
Oggi, molti romanzi dopo, carlotto ci racconta un'altra verità: quella su Beniamino Rossini, gangster di vecchio stampo sempre al fianco dell'Alligatore nelle sue indagini. Già, perché il Beniamino di carta è esistito davvero e lo scrittore l'ha incontrato in carcere durante la sua reale detenzione (Carlotto è stato coinvolto in un lunghissimo caso giudiziario). La terra della mia anima, quindi, è il racconto in prima persona della vita di Beniamino Rossini, morto nel maggio 2006.
L'epopea di un ragazzo nato a Milano da genitori comunisti, che quando si trasferisce in montagna comincia a fare il contrabbandiere con la Svizzera, poi opera nell'Adriatico, ma un giorno diventa rapinatore per amore e per non tradire un complice finisce in galera per dodici lunghi anni. Esce, riprende, si innamora ancora, combina guai e alla fine della vita allenerà una squadra di hockey. Il tutto accompagnato dalle canzoni di Ricky Gianco, grande passione del Rossini fin da ragazzo, e sullo sfondo la storia d'Italia degli ultimi cinquant'anni: il dopoguerra, la morte di Togliatti, il '68, il '77, gli anni di piombo, le rivolte nelle carceri, la droga e l'Aids.
Buon viaggio, Beniamino. Non lo sapevamo ma in questi anni, quando leggevamo l'Alligatore, eri davvero accanto a noi.