Ai confini della realtà nel nuovo romanzo di un autore cult
Autore: Florinda Fiamma
Testata: Vogue
Data: 1 marzo 2012
Per il New York Times è il Čechov americano, per il pubblico è uno scrittore di grido, per i cinefili uno sceneggiatore da Oscar. Tom Perrotta è tra i pochi scrittori di successo che non rinuncia alla raffinatezza. Forse perché è in grado di sondare sentimenti comuni ma inconfessabili e non teme, grazie a uno stile appassionante e ironico, di smembrare e trafiggere strutture tradizionali come la famiglia americana. Nel suo ultimo romanzo, Svaniti nel nulla (tit. orig. The Leftovers) la piccola comunità medioamericana di Mapleton viene trasferita in una dimensione apocalittica: all'improvviso è avvenuta un'inspiegabile sparizione di massa e la religione convenzionale non è in grado di spiegare ciò che è successo. Questo crea lo spazio per nuovi culti, alcuni dei quali fanatici, e le sparizioni misteriose vengono subito ricondotte a una religiosità tragica e al Rapimento biblico. Protagonisti sono Kevin Garvey, sindaco della cittadina, e la sua famiglia. Benché nessuno dei componenti sia stato “rapito” i Garvey interpretano in vario modo le nevrosi, i sensi di colpa e le follie nel tentativo di sopravvivere in questa nuova dimensione che sconvolge i confini della realtà cui tutti siamo abituati.
Quale ispirazione le ha fatto scrivere del Rapimento in Svaniti nel nulla? E, in generale, come avviene per lei la ricerca di una nuova idea per un romanzo?
Ho pensato molto alla visione evangelica cristiana del mondo, e il pensiero apocalittico ne rappresenta un'ampia porzione. Mi è sembrato che l'idea del Rapimento fosse insieme poetica e riccamente metaforica. La vita stessa non è forse un Rapimento al rallentatore? E noi non veniamo lasciati indietro dalla gente che amiamo e che muore prima di noi? Dopo L'insegnante di astinenza sessuale, non volevo scrivere un altro romanzo realistico sulla religione nella cultura americana contemporanea. Quindi ho finito per prendere in prestito la concezione cristiana del rapimento e l'ho usato per i miei scopi secolari. Mi vengono in mente tante idee per nuovi romanzi, ma molte di loro sono come delle bolle: durano solo pochi secondi e poi scoppiano. Le idee che non svaniscono sono le uniche che trasformo in romanzi.
Come reagiscono le persone normali a eventi straordinari e inspiegabili?
Svaniti nel nulla parla di un trauma in grande scala ed esplora una serie di reazioni attraverso i vari personaggi. Alcuni, come Kevin Garvey, provano a re-instaurare nella comunità un senso di normalità, si aggrappano alla vita che avevano prima, per ricominciare da dove erano stati interrotti. Altri invece, come sua moglie Laurie Garvey, credono che quel trauma abbia rivelato un vuoto nelle loro vite. Non possono tornare indietro, devono inventare un nuovo modo di vivere. Questo è il vero oggetto del romanzo, il modo in cui le persone vengono cambiate da eventi che vanno oltre la loro comprensione e i modi diversi in cui provano a guarire dopo una ferita cosmica.
Alcuni dei suoi libri (Election e Little Children) sono diventati film di successo. Ora sta lavorando a una serie Tv per la HBO basata sul suo ultimo romanzo. Nel processo di riscrittura qual è la differenza tra il cinema e la televisione?
Non abbiamo ancora iniziato a lavorare sulla serie ma mi accorgo che il lavoro è molto differente. Trasformare un libro in un film di due ore richiede molti tagli e compressione. Alla fine si perde molta della ricchezza e delle nuance del romanzo. Mi auguro che la serie permetta una maggiore profondità, più spazio per respirare. Invece di tagliare materiale ci sarà modo per espandersi rispetto al libro e scoprire nuove possibilità nella storia.
Ci racconta qualcosa delle sue origini italiane?
I miei nonni, dal lato paterno, erano degli immigrati italiani e venivano da un piccolo paese vicino Avellino. Sono cresciuto sentendo loro e mio padre parlare in italiano. I parenti di mia madre erano albanesi, ma hanno vissuto in Italia anche loro, prima di emigrare negli Stati Uniti. Non ho passato molto tempo in Italia, ma sento un legame forte con il Paese attraverso i miei antenati, e mi auguro di passarci più tempo in futuro.
Come il suo insegnante, Tobias Wolff, credo che anche lei possa essere ricordato per la sua «scrittura comica e serietà morale»...
Sono felice che la pensi così. Ho sempre amato quel tipo di scrittura che fosse allo stesso tempo comica e seria. Tobias Wolff è uno scrittore di questo tipo, come lo è Philip Roth. L'humor si trova anche nelle situazioni più disperate, e ridere è una delle poche cose che ci fa andare avanti nei tempi duri.