Il contrabbando sul confine italo-svizzero e poi in mare, tra lAdriatico e lEgeo. Le rapine in banca. La galera, la libertà ritrovata, la malattia fatale che arriva quando si è scoperto un nuovo modo di stare al mondo. Certi scorci della vita di Beniamino Rossini li conoscevamo già. Perché il vecchio contrabbandiere è uno degli amici più fidati dellAlligatore, linvestigatore protagonista dei noir di Massimo Carlotto (La verità dellAlligatore, Nessuna cortesia alluscita, Il corriere colombiano, Il mistero di Mangiabarche, tutti pubblicati dalle edizioni e/o). Quel che non sapevamo è che Rossini, per Carlotto, non è soltanto una creatura letteraria. Ma un amico di vecchia data, recentemente scomparso, cui lo scrittore ha dedicato il nuovo La terra della mia anima. Storia dun uomo malato davventura ma anche di unepoca criminale ormai finita. E di unamicizia: quella nata in carcere tra Rossini e Carlotto, allora al centro di un caso giudiziario (accusato nel 1976 dellomicidio di Margherita Magello, dopo la latitanza e otto anni di detenzione ha ottenuto la grazia nel 1993).
Cosa lha spinta a raccontare la vita di Beniamino?
È stato lui a chiedermelo, prima di morire. Io non ero convinto, ricostruire lesistenza di un altro mi sembrava difficile. Poi lho fatto. Non perché lavevo promesso, ma perché la sua parabola esistenzialeaveva una qualità intrinsecamente letteraria: un destino già segnato che cambia direzione.
Beniamino inizia come contrabbandiere.
È cresciuto a Ponte Tresa, vicino al confine italo-svizzero. Lì quasi tutti erano spalloni, contrabbandieri. Era quasi un lavoro. Negli anni Settanta però tutto cambia. Ad attraversare il confine non sono più le sigarette o il caffè, è il denaro; quello dei padroni che Beniamino detesta, da buon comunista, e quello dei sequestri, reato che odia.
Lepopea del confine quindi finisce
Quando capisce che quel mondo sta scomparendo, Rossini passa ai traffici che si fanno con i motoscafi, di notte, attraversando lAdriatico. E alle rapine.
Il mondo della mala diventa più pericoloso.
Beniamino si rende conto tardi che lamore per lavventura, la molla che lha spinto al crimine, implica violenza. Cerca un suo codice. Rapina le banche, ma con pistole scariche.
Rossini odia i mafiosi. In cosa è diverso il suo codice donore?
Beniamino fa parte di una mala profondamente anarchica. Niente capi, solo compagni davventura. Della mentalità mafiosa odia la gerarchia, lottusità dei soldati, il moralismo.
La sua compagna di rapine è infatti una transessuale.
Un mafioso non confesserebbe mai lattrazione per un trans. Ma Beniamino sì. Anzi, quello è stato il grande amore della sua vita.
Molte pagine sono dedicate al carcere.
Quando ho incontrato Rossini nel penitenziario di Padova credevo fosse un U.F., in gergo un uomo finito. Non era così. Spesso, da liberi, parlavamo della galera. Del tempo ottocentesco che si vive dentro e non ha legami con il tempo di fuori. La gente chiede pene sempre più dure; è difficile far capire che molti anni di carcere non sono rieducativi.
Lei ha raccolo le sue ultime confidenze. Era pentito?
No, era dispiaciuto. Perché tornato libero aveva imparato un mestiere. Lavorava il vetro, era bravo. E seguiva i ragazzi di una squadra di hockey. Aveva una nuova vita lontano dalla mala. Ma è stata troppo breve.
La terra della mia anima è diventata uno spettacolo. Come sarà?
Ci sarà lartista preferito di Rossini, Ricky Gianco, voce e chitarra. Io leggerò dei brani, ma non sul carcere, sullavventura. A Beniamino sarebbe piaciuto così.