Sarà domani in libreria La terra della mia anima (edizioni E/O, pp. 158, euro 15),
il nuovo romanzo di Massimo Carlotto. Lo scrittore padovano si allontana dal
Nordest e dal noir, prestando invece la sua voce ad un amico. In realtà lamico è
un personaggio della serie dellAlligatore, Beniamino Rossini, che questa volta
però esce, in qualche modo, dalla fiction per raccontare la propria storia, mentre
la malattia lo conduce verso la morte.
Nella serie dellAlligatore, Beniamino
Rossini non è solo il vecchio bandito, conosciuto in carcere, che protegge ed aiuta
il protagonista nelle sue indagini. È anche la rappresentazione compiuta di un
sentimento forte, lamicizia, che non ha sbrodolamenti sentimentali, di una
vicinanza che non è fatta di confidenze ma di presenza spesso silenziosa, ma
autentica. E questa volta Carlotto in qualche modo ricambia, prestando la sua
scrittura allamico personaggio, che vuole raccontare una storia che, per quanto
personale, delinea comunque levoluzione della società italiana negli ultimi
quarantanni.
Beniamino Rossini è un contrabbandiere. Lo è anche dentro, perché
ama i confini, perché i confini sono, appunto, «la terra della sua anima». La sua
carriera comincia negli anni sessanta, facendo lo spallone tra la Lombardia e la
Svizzera, portando nelle bricole gli scatoloni di sigarette. Contro la legge, ma
come ancora poteva essere possibile negli anni sessanta, senza sparare, fedeli ad
un codice di onore rispettato dai ladri come dalle guardie.
Ma nel contrabbando
cè anche qualcosaltro per Beniamino Rossini, non solo la necessità di trovare di
che vivere nelle montagne di confine. Cè la passione per gli spazi, ma anche per
lavventura, per la sfida, per ladrenalina che ti fa sentire vivo mentre tagli la rete,
mentre attraversi il fiume, mentre trascini nel lago con un vecchio maiale da
incursione della seconda guerra mondiale una piccola nidiata di scatoloni di
sigarette. Ma lItalia degli spalloni muore negli anni settanta, e allora il
contrabbando si sposta sul mare, compaiono le armi da fuoco, ci si imbatte nella
mafia, le vecchie regole saltano, la violenza diventa una realtà con cui non si può
non fare i conti. E così per Rossini arrivano anche il carcere, dove incontra il suo
autore, le rapine, lo sfilacciarsi della realtà, poi il suo recupero, fino alla scoperta
della malattia ed alla necessità di ricapitolare la propria esistenza, senza
indulgenze e senza pentimenti.
Massimo Carlotto presta la voce a Beniamino
Rossini, ma, appunto, la presta soltanto, nel senso che rimane pur sempre la sua
voce di scrittore, che in questo caso diventa ancora più asciutta, più scabra, più
legata alle cose. Il guardare indietro, ad unItalia che è stata, non è nostalgico,
perché come scrittore Carlotto non riconosce nostalgia. E un guardare, un
constatare, un vedere le cose dissolversi; ed in questo senso Beniamino Rossini è
un eroe ideale, perché la vita lo ha segnato profondamente, ma lui non emette
nessun lamento, non cerca scuse, non si crea alibi. Racconta come la vita in
qualche modo gli è scivolata via, ma conserva anche di fronte alla morte la
consapevolezza della responsabilità, una sua dignità.
Aldilà del titolo in La terra
della mia anima, non cè lagiografia romantica del buon bandito, cè una storia
cruda: a suo modo una storia dItalia, di come in pochi anni sia cambiata e di
come abbia fatto cambiare le persone. Una vera mutazione antropologica, di cui
Rossini è insieme testimone e protagonista, nei panni del ribelle, dellinquieto
cercatore di vita, che ora racconta una storia solo perché pensa che valga la pena
di raccontarla.