Beniamino Rossini, criminale con dignità,
si racconta nel nuovo libro di Massimo Carlotto,
rievocando cinquantanni di malavita italiana
Contrabbandiere, rapinatore, delinquente, uomo donore, amico sincero.
Tutto questo è stato Beniamino Rossini, personaggio che,
sia pure nella trasposizione romanzata, gli appassionati
della saga dellAlligatore conoscono bene. In molti però
sono certo che non sanno che il vecchio Rossini non è
un personaggio di fantasia, o almeno non del tutto. Perché
un Beniamino Rossini che è stato contrabbandiere
e tutto quantaltro sopra riportato è esistito davvero. Ed
è morto, da poco, ucciso da un tumore, dopo aver ritrovato
un po di serenità in una vita che se gli ha portaro tante
avventure lha alla fine lasciato un po triste. Per fortuna
che ha trovato, qualche volta in galera, degli amici
sinceri, di quelli di cui ci ha parlato spesso lAlligatore,
di quelli che ti fanno tirare avanti anche quando
non ti resta molto altro, dopo che la prigione ti ha spezzato
qualcosa dentro e ti ha rubato un pezzo di anima.
Rossini è il protagonista assoluto di La terra della mia
anima, il nuovo attesissimo romanzo di Massimo Carlotto,
in uscita a fine mese, che ancora una volta pesca
a piene mani nella realtà per raccontare una storia che
ti prende il cuore.
La prima precisazione da fare riguarda il fatto che
lintera storia è reale, che si tratta del racconto in
prima persona della vita di Rossini.
Sì, è tutto vero, quando ha saputo di essere gravemente
malato è venuto da me, chiedendomi di registrare tutte
le sue vicende.
Comprese le parti che ti vedono coprotagonista in
carcere.
Un periodo della mia vita che non avevo molta voglia
di raccontare.
Infatti è la pima volta che ne parli nei tuoi libri.
Beniamino ha molto insistito e allora ho accettato di inserirlo.
Anche la forma del racconto è diversa da quella dei
tuoi romanzi, questo è già una sorta di monologo
come quello che hai intenzione di portare a teatro.
Volevo che fosse lui a raccontare il tutto, trattandosi di
una storia così personale. Adesso sto terminando il monologo
teatrale che sarà chiaramente vicino al libro.
Sul palco ti proporrai anche come attore, come ti
trovi in quel ruolo?
Non sono certo diventato un attore, un po racconterò, un po leggerò, il tutto in una dimensione piuttosto intima,
quasi una cosa tra amici o almeno vorrei che fosse
così.
Insieme a te è protagonista anche Ricky Gianco, le
cui canzoni accompagnano lintera vicenda, da cosa
è nato questo binomio?
Lo conosco da tanto tempo, sono stato il suo road manager,
poi abbiamo collaborato in diversi modi, scrivendo
anche alcune canzoni insieme. Lamicizia è sempre rimasta.
In questo libro la vita del vecchio Rossini ti permette
di raccontare anche levoluzione, o meglio, linvoluzione
della criminalità in Italia.
E questo il vero motivo per cui ho scritto il romanzo,
otre che per soddisfare il desiderio di Beniamino. Attraverso
quella storia rivediamo quella dellItalia.
Che non ne esce bene.
No, non molto.
La malavita stessa sembra peggiorata.
La globalizzazione ha colpito anche il crimine, che oggi
è più spietato che mai, infiltrato dalle bande della mafia
albanese o di quella russa, che hanno spazzato via da
tempo quelli che erano i vecchi banditi.
Che in un certo modo tu vedi come meno pericolosi,
legati a un senso dellonore oggi scomparso. Quasi
sembri rimpiangere i contrabbandieri.
Che sono stati sopraffatti dallassalto della storia. Credo
si debba distinguere tra crimini socialmente pericolosi
e quelli che non lo sono, spesso derivati da precise
condizioni sociali. Il passaggio
da quel genere
di banditi a quelli che
operano oggi è stato
traumatico. Quelli
che erano i più crudeli malviventi dellepoca, cioè i rapitori,
disprezzati dagli stessi rapinatori, sono stati ampiamente
superati. La mafia oggi guadagna con il lavoro
nero, con linquinamento. In questi giorni mi trovo
in Russia, dove lecomafia è quasi unorganizzazione parallela
allo Stato.
Una cosa che mi ha colpito del racconto di Rossini
è che non cerca giustificazioni, non tralascia nessuna
parte, anche quelle più imbarazzanti.
Quando raccontava spesso lho interrotto per chiedergli:
sei sicuro di voler dire anche questo? La risposta è sempre
stata sì. Non gli interessava cercare nessun tipo di
giustificazione, piuttosto scavare nella verità, senza reticenze.
Sei riuscito a capire perché una persona tutto sommato
buona come Rossini, o meglio, dotata di un
senso spiccato dellonore e di una sua giustizia interiore
decide di diventare un criminale?
E una domanda che anchio gli ho fatto durante il racconto.
Si è trattata di una scelta personale, come lui stesso
mi ha detto, della voglia di vivere un mondo di avventure,
come una vita più tranquilla non gli avrebbe
permesso di fare.
Un moderno pirata insomma.
Precisamente, lui questa voglia di avventura ce laveva
dentro.
Le basi dei criminali attuali sono molto diverse.
E difatti è difficile trovare dei caratteri interessanti da
descrivere. Figure come quella di Beniamino ci sono state
fino agli anni Settanta e poi sono state rimpiazzate da
una generazione di delinquenti collusa con il potere economico,
a cui della voglia di avventura non importava
più nulla.
Il tuo romanzo è lennesima dimostrazione di come
gli autori noir italiani siano in grado di descrivere
i cambiamenti della società.
E una delle caratteristiche del noir italiano, che lo rende
unico in Europa per la sua capacità di raccontare storie
straordinarie.
Da cosa è dovuta questa capacità?
In parte dalla formazione degli autori, dallinfluenza della
politica, e poi dalla voglia di raccontare storie importanti,
questo è un approccio che sta dando molto. E con una
maggior attenzione del pubblico, che del resto si sta già
dimostrando molto ricettivo, credo che il fenomeno possa
crescere ancora nel prossimo futuro.