L'Alligatore è tornato. Per alcuni anni, ha girovagato per l'Europa, scoprendo anche la noiosa e tuttavia routine scandita dai ritmi oziosi che caratterizzano la giornata di un pensionato. Colazione, lettura dei giornali, spesa al supermercato, visita al parco vicino casa e così fino alla sera. È dovuto andare fuori perché era rimasto incastrato in una storia di vendette mafiose che aveva messo a repentaglio la sua e la vita dei soli amici che ha, Max la Memoria e Beniamino Rossini. Il primo è stato un militante che coltiva la raccolta di dati e informazioni su vecchi e nuovi potenti, sia che si tratti di uomini politici che di conosciuti industrialotti che di stimati professionisti come già faceva negli anni Settanta. Il secondo è un bandito della vecchia guardia che ne ha viste di cotte e di crude, senza mai perdere l'indole ribelle delle origini.
Tornato nella «sua» Padova, l'Alligatore li rincontra e fa nuovamente banda con loro. Questa volta per salvare la sensuale danzatrice del ventre che ha fatto innamorare Rossini, rapita come ritorsione per qualcosa che il suo uomo ha fatto in passato. Il contrabbandiere chiede agli amici di aiutarlo nel tentativo di salvarla e riportarla a casa. Non che Rossini non abbia dei nemici, ma nessuno oserebbe mai colpirlo negli affetti, anche perché rispettato da tutti. Non ha mai esitazioni a entrare in azione se qualcuno gli pesta i piedi e non ha mai rinnegato un personalissimo codice d'onore che gli impedisce di tradire la parola data qualunque essa sia e di trasportare eroina e merce umane tra le coste di quella che una volta era chiamata Jugoslavia e l'Italia. L'unico indizio che ha è un anello lasciato nella macchina della sua compagna, monile indossato da un malvivente che ha provato a ingaggiare l'Alligatore e Rossini per ritrovare un ingente quantitativo di droga rubato nel magazzino della polizia padovana. I tre amici aveva rifiutato l'incarico, ma la «trattativa» con il possibile committente era finita con la morte violenta di quest'ultimo.
L'amore del bandito è un noir che oscilla continuamente tra il recente passato e il presente. Evoca le guerre bosniaca e kosovara e le ragioni che le hanno scatenate, che di nobile ben poco hanno avuto. In particolare quella del Kosovo è descritta come il tentativo di instaurare uno stato mafioso alle porte dell'Europa e usarlo come base logistica per attività criminali. Inoltre, in questo gioco tra passato e presente, emerge la lenta e incessante penetrazione delle mafie serba, kosovara e russa nel nord-est e di come i loro curatori degli affari abbiano fatto parte di eserciti e servizi segreti allo sbando dopo il rovinoso e inglorioso crollo del socialismo reale. Su questo crinale, Carlotto ripropone una delle chiavi di lettura del miracoloso nord-est già usata per comprendere la realtà che va dalla frontiera con la Slovenia e le rive del Po. Dopo anni di sfruttamento, i profitti dovevano essere rimpinguati con altre entrate. Da ui l'intreccio tra economia legale e illegale che ha contraddistinto il nord-est, sia che si tratti di smaltimento di rifiuti che di riciclaggio di denaro «sporco». O di gestire e organizzare l'industria della prostituzione, dalle escort di lusso ai bordelli dove può capitare di tutto, compresa la segregazione di donne destinate a essere violentate e uccise in qualche snuff-movie. L'Alligatore, Max la Memoria e Rossini devono proprio vedersela con questa industria, rischiando di venire stritolati in un cubo di rubik che vede appunto come protagoniste le mafie. Ci sono anche escort «irregolari», cioè autonome, ma che vedono comunque tenere a bada e districarsi tra le pressioni della polizia che le vuole usare come informatori e accumulare dossier «scottanti» su personaggi noti della Padova bene.
Romanzo avvincente che può essere letto su diversi livelli. Quello del noir duro e mozzafiato. Oppure come strumento per comprendere la realtà. Nei libri di Massimo Carlotto i due livelli riescono sempre a fondersi magicamente. Rispetto ai precedenti emerge una sorta di un importante caleidoscopio dei sentimenti dominanti nel nord-est che richiederebbe ben altro spazio per essere meglio messo a fuoco. C'è una paura diffusa per la possibilità di un impoverimento che si manifesta come un rancore verso tutto ciò che rimettere in discussione gli stili di vita dominanti. Ma anche l'inevitabilità che il nord-est finora conosciuto sia destinato a scomparire a causa della globalizzazione. Cosa che è in parte già accaduto. Della sterminata distesa di capannoni che aveva preso il posto della campagna rimangono resti lasciati a marcire e arrugginirsi perché chi ha potuto ha preso e portato la produzione fuori dai confini nazionali, in quella terra di nessuno che sono ormai molte regioni dell'est europeo. Altri invece hanno preferito l'avventura del casinò capitalism e fare affari con la criminalità.
La reazione dei tre protagonisti non è univoca. Max la Memoria ha ritrovato vecchi compagni di lotta a cui se ne sono aggiunti altri e medita di mettersi nuovamente a fare politica per evitare che i faraonici piani per le infrastrutture porti a un nuovo sacco del nord-est. Rossini e l'Alligatore, invece, vogliono invece andare a testa bassa contro la tratta delle donne e degli uomini, perché quella è per la cosa giusta da fare. Su tutto aleggia la spessa coltre del male oscuro del vivere sociale che attanaglia il nord-est e l'Italia. Occorre dunque resistere, non mollare la presa perché questo può accendere la speranza e con questa incendiare la pianura.