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Blues dell'Alligatore

Autore: Paolo Belmonte
Testata: MUSICA
Data: 19 febbraio 1997

E' nelle mani dell'Alligatore, un ex bluesman vittima di un errore giudiziario diventato investigatore privato senza licenza, il futuro del giallo italiano.

L'Alligatore è il protagonista, dai chiari tratti autobiografici, di quei romanzi che hanno fatto di Massimo Carlotto il più originale autore di romanzi d'indagine del nostro panorama. Domani uscirà Il Mistero di Mangiabarche, terzo capitolo di una trilogia, formata da Il Fuggiasco e La verità dell'Alligatore, e pubblicata da e/o, che questa volta porta il protagonista sulle tracce di un intricato caso ambientato in Sardegna.

La forza di queste pagine sta nella curiosa miscela di passione per il blues ed il jazz e il calvados che anima il protagonista, nella sua ossessione per la verità, nel suo ironico sguardo verso la realtà, nella solidarietà e nella simpatia nei confronti di quell'universo che vive ai margini della legalità e che ha prodotto Rossini, l'ex galeotto che fa da braccio destro all'Alligatore. A dare una forza particolare a queste pagine è il fatto che, come racconta Carlotto, "Tutti i casi raccontati nei miei libri sono veri. Rossini esiste veramente" prosegue "passa tutti i Natali a casa mia a Padova e gli faccio leggere i miei libri prima di pubblicarli. Ora è in Colombia, ma mi ha promesso che sarà a Padova per la presentazione del Mistero di Mangiabarche".

Dopo il clamoroso caso giudiziario di cui è stato protagonista, Massimo Carlotto, che oggi ha 40 anni, è diventato una sorta di privato fiancheggiatore della verità, cui si rivolgono le tante vittime degli errori della giustizia italiana. "Ricevo centinaia di lettere all'anno di gente che mi sottopone casi di ogni tipo. Prima di scrivere un libro compio delle indagini. Ad esempio quello che racconto nel MIstero di Mangiabarche è uno dei più atroci accaduti in Italia, una vicenda che ha davvero rovinato la vita di tre avvocati di Cagliari".

Come tutti i narratori anche Carlotto mescola realtà e fantasia: "dalla mia esperienza personale ho tratto una completa sfiducia nei confronti della polizia e della magistratura che infatti compaiono poco nei miei libri. In compenso do spazio alle figure tipo Rossini, che sono frutto delle mie frequentazioni di quegli ambienti in cui le forze dell'ordine sono viste con occhio non proprio amichevole".

Il passato è un'esperienza difficile da cancellare. "La traccia più evidente di quello che mi è capitato credo che sia l'ossessione per la verità: non per niente in ogni mia storia propongo una soluzione ed è anche questo che fa di me un punto di riferimento per quelli che li scrivono: l'errore giudiziario è purtroppo una realtà più grave di quanto si possa pensare". Le storie di Carlotto sono punteggiate di riferimenti musicali: l'Alligatore è un appassionato di blues che conosce a menadito la storia della musica del Delta e che è molto legato a musicisti che fatto del jazz il loro mestiere. E anche in questo si può individuare il marchio dell'autobiografia.

"Fino a 19 anni ascoltavo musica solo in modo saltuario: poi un giorno, mentre ero in carcere, un gruppo di amici ha fatto un concerto blues nella prigione. Per me è stato un flash che non ho dimenticato. Prima di dedicarmi alla professione dello scrittore, ho fatto il road manager e ho anche prodotto un disco di Kenny Wheeler. I musicisti di cui parlo nei miei libri esistono veramente".

Non c'è solo il giallo nel repertorio dell'autore del Mistero di Mangiabarche: "coltivo anche la narrativa della memoria, e mi piace dividermi tra il giallo e il reportage. L'anno scorso sono stato invitato in Argentina dalle madri di Plaza de Mayo: e a questo sarà dedicato il prossimo libro".