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Il fuggiasco: la libertà ha il volto di una detenuta simbolo

Autore: Angiola Bellu
Testata: La Nuova Sardegna
Data: 19 gennaio 1995

"Ho un passato ingombrante. Per metterlo da parte e pensare finalmente al futuro ho dovuto usare cinque grandi casse di legno". Inizia così Il Fuggiasco , l'ultimo atto del "caso Carlotto", il libro in cui Massimo Carlotto racconta gli anni della sua latitanza trascorsi tra la Francia, la Spagna e il Messico. E' il primo libro sulla latitanza che descrive la vita di chi è diventato latitante per caso. L'autore racconta in questo libro i casi umani di una scelta di libertà che in qualche momento si rivela più atroce della prigionia in patria. "La latitanza è come un Blues: uno stato dell'anima": questa è l'eredità che Ramon, latitante tedesco incontrato nelle terribili galere messicane ha lasciato al suo compagno di cella Massimo Carlotto. E' questo lo stato mentale, quello di chi vive in latitanza in esilio, che accompagna il libro dalla prima pagina all'ultima.

Il libro è sarcastico, ironico anche quando parla delle peggiori atrocità vissute da chi lo scrive che diventa soprattutto il personaggio principale di un romanzo che ricorda a tratti un altro personaggio reale di un altro romanzo: Alekos Panagulis.

Questo libro è dedicato a Silvia Baraldini, l'Italiana che per l'autore è un caso emblematico e rappresenta tutti gli Italiani che, incarcerati o esuli, stanno in giro per il mondo e provengono dai movimenti degli anni settanta. "Penso che attenderò il ritorno di Silvia per dedicarmi al futuro" e ancora "dolce ribelle indomita, per aiutarla si fa quel che può, ma è sempre troppo poco [...] forse dovrebbe arrivare a chiudere i panifici fino a costringere il governo italiano a puntare piedi e "pretendere che torni a casa. Non riesco pensarci".

Sono questi i pensieri che lo scrittore ha per la Baraldini, e il suo libro termina con il bellissimo sogno di Carlotto sulla liberazione di Silvia Baraldini avvenuta per mano sua e dei suoi amici, i musicisti sardi Superpartes. Carlotto racconta la sua latitanza vissuta negli ambienti degli esiliati, descrive non solo i diversi mestieri e i diversi lavori fatti, ma le diverse identità che volta per volta ha dovuto assumere alla ricerca di quella "forma" necessaria alla sua libertà: diventa così Alberto lo psichiatra italiano, Max lo studente turista, Gustavo intellettuale artista e altri ancora. E' prima di ogni cosa un omaggio alla solidarietà.

Quella solidarietà che Massimo Carlotto ha avuto dalle persone che lo hanno protetto durante la latitanza, tutti appartenenti all'ambiente dell'esilio politico.