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La banda degli invisibili

Autore: Luca Benedetti
Testata: PULP
Data: 16 marzo 2012

"Noi siamo quelli che in questo quartiere ci sono nati, siamo quelli che telefonano al comune per lamentarsi della sporcizia nel parco, che fanno la spesa la mattina presto per accaparrarsi i bocconi migliori e la colazione sempre nello stesso posto - perché i cappuccini sono tutti uguali, i baristi no. Siamo i padroni della panchina vista monumento ai caduti ... ". Un breve a ritratto dei protagonisti dell'ultimo libro di Fabio Bartolomei, già noto su queste pagine per Giulia 1300 e altri miracoli, sempre per e/o. Siamo a Roma, nel quartiere popolare della Montagnola e a parlare è Angelo, pensionato, ex stampatore ed ex partigiano, voce narrante di questa parabola sulla magica età che è la vecchiaia. Magica si fa per dire, perché Angelo, Osvaldo, Ettore e Filippo hanno tutti tra i settantotto e gli ottantanove anni, vivono con 500 euro al mese di pensione, hanno l'artrite, l'arteriosclerosi e uno (non dirò chi) porta anche il pannolone. Però hanno anche la caparbietà di chi ne ha viste tante (hanno fatto la guerra, loro! ) e edizioni e/o l'ostinazione di chi non si arrende. Ah, siamo anche sotto il governo Berlusconi, un loro coetaneo che però se la passa sin troppo meglio e che per gente come Angelo non sembra fare molto. Ecco allora che dalla semplice gag D delle auto blu - un loro passatempo, ovvero simulare a una caduta dal marciapiede al transito di un politico di passaggio alla Montagnola per lasciarsi andare a qualche sfogo da vecchio rimbambito sui costi della politica - e dall'inviare via posta cacche di cane agli antipatici del quartiere, i quattro vecchietti decidono di fare il passo "più lungo del bastone" e di rapire il Silvio nazionale. Il resto è una storia gustosissima che premia la voglia di Bartolomei di raccontare ancora una volta un'Italia imperfetta ma ancora piena di energie. E anche stavolta i due temi più forti sono l'insoddisfazione e l'amicizia, impastati con una grandissima ironia che ha molto da dire: Bartolomei esplora l'età della vecchiaia e, al di là della trama, ne affronta anche i momenti meno divertenti, più malinconici e solitari. Eppure alla fine la sovverte e la trasforma davvero in una "età magica", lenta quanto tumultuosa, un po' saggia e un po' irrequieta, ma soprattutto ancora in cerca di soddisfazioni.